C’è un solo possibile “tutore” per la piccola squadra di Stefano Pioli. L’unico possibile “capitano” del club viola, il “traghettatore”, l’amante che non tradisce, che non scappa, che non si intimorisce, che per una volta lascia da parte l’intransigenza e la presunzione: la città di Firenze. Lei non tradirà, mai. Lo hanno detto questa estate anche gli ultrà del 1-9-2-6: lottate e noi staremo al vostro fianco. Combattete e dai noi avrete solo tifo e applausi. Sostegno anche nei momenti difficili. E questa la linea fin qui seguita da tutta la curva Fiesole. Non il cuore, ma tutto l’amore della città per la propria squadra.
E il momento difficile è arrivato presto, ora. Sia chiaro: non è mica successo niente di definitivo, però la piccola Fiorentina adesso naviga troppo in basso, laddove ci sono le…rapide. Ed è esattamente in questo momento che avrebbe bisogno di…non sentirsi sola. E non è questione di telefonate o e-mail. E’ il tempo di rimboccarsi le maniche e rendersi conto che molte cose ancora non tornano. Ecco l’elenco nell’intenzione di esemplificare. 1) La squadra rimane per il momento un cantiere aperto e ancora non chiuso. Pioli è serio e bravo, però, mai e poi mai si è proposto come “mago”. Lui fa, lavora sul certo, non per niente è stato soprannominato “Normal One”. Ovvio che pure da lui e dal suo lavoro si spera di ottenere maggiori progressi, ma non può essere lui in grado di assumersi tutte le responsabilità e garantire tutte le risposte. 2) Ci sono molti modi per farsi sentire vicini, ma la distanza della proprietà è un dato di fatto. Crediamo in quanto detto dallo stesso Pioli, la società, a cominciare dalla famiglia Della Valle, la sento costantemente. Però…esserci è meglio che farsi sentire. 3) Avevano fallito l’ultima stagione, ma giocatori come Borja Valero, Gonzalo Rodriguez e Kalinic sul piano dell’esperienza garantivano qualcosa che non c’è più. Anche Bernardeschi, pur fra alti e bassi, era uno che non si tirava mai indietro. Oggi ci sono bravissimi ragazzi, ma che esiste una crisi di leadership è un’ovvietà. 4) E’ arcinoto che sta nascendo una nuova Fiorentina. Pantaleo Corvino non ha mai nascosto che questa sarebbe stata la stagione della rifondazione. L’anno della costruzione delle basi per il futuro, come ha ripetuto ancora una volta l’altra sera pure Giancarlo Antognoni. E anni come questo sono pericolosi, maledettamente pericolosi.
Certo a Firenze viene chiesto molto. Fare da garante di una Fiorentina che non…garantisce niente se non l’impegno e il coraggio. Mica facile tenere la barra dritta quando la situazione pare fare acqua da troppe parti. Quando ci sono da varie parti gruppi di insoddisfatti che vorrebbero la rottura e la contestazione. Facile schierarsi contro, ma le cose facili spesso sono anche le più rischiose. Il pericolo più grosso per questa piccola, incompleta, imperfetta, Fiorentina verrebbe da un eventuale “abbandono” della Fiesole. Ma per fortuna non succederà. Perché da sempre ad amare la Fiorentina non c’è mai stato nessuno più della sua curva. E i tifosi sanno benissimo che una squadra giovane come questa, con un allenatore tanto innamorato della maglia viola, se finisce col farsi attanagliare…dalla paura, potrebbe vedere i rischi moltiplicarsi, amplificarsi fino a diventare vera crisi. E’ ora che tutti devono fare la loro parte: Pioli provare a chiudere il…cantiere, la squadra (specialmente i più esperti) tenere serrati i ranghi e la città con i suoi tifosi lottare nella speranza di reggere, con i denti, l’attimo più complicato. Confidando….che la nottata ha da passare.
Parole di Alessandro Rialti- Corriere dello Sport