Fare il “fenomeno” senza la materia prima: che impresa ardua. E’ quella che sta cercando di portare avanti Paulo Sousa, come se le imbarcate subite come diretta conseguenza della sua irrefrenabile creatività non fossero ancora sufficienti. Ora: un momento. In giro per l’Europa ce n’é un altro che ci ha abituato a mischiare clamorosamente le carte, sia dal punto di vista tattico, sia nel cucire un nuovo ruolo ai suoi giocatori. Il fatto è che quell’altro si chiama Pep Guardiola.
Ve lo ricordate Lahm centrocampista centrale nel Bayern Monaco? O Alaba che da terzino bloccato si trasforma in esterno offensivo? Un po’ quello che Sousa ha provato ieri con Milic, accorgendosi una volta di più che non è proprio la stessa faccenda. Al City Pep ha anche provato la difesa a tre, improvvisato Kolarov centrale, messo De Bruyne nella coppia che giostra alle spalle di Aguero consegnandogli inusitati compiti difensivi. Il tutto senza parlare delle trovate ai tempi del Barcellona.
Tutte cosette creative che a Firenze non dovrebbero stupire più di tanto, perché da queste parti abbiamo Paulo. E ve lo dice uno che lo ha quasi sempre difeso, imputando alla mancanza di ricambi all’altezza dei titolari i mali di questa e di molte altre stagioni. Lui prova a fronteggiare la scarsità di risorse inventandosi formazioni che nemmeno l’estro tracimante della Rowling, per sorprendere gli altri e sé stesso. Solo che non è Harry Potter. Solo che non ha il Bayern, né il Barcellona, né tantomeno il City sotto mano, che se anche sbagli hai dei signor giocatori che te la rimediano. Solo che tenere ai box uno che viene da una doppietta (Kalinic), un altro che ha preso una standing ovation (Chiesa) ed uno che accende la luce quando vuole (Ilicic) tutti insieme rientra di diritto nella flop ten della settimana, specie se poi tenti di compensare con un guazzabuglio. Solo che non è Pep Guardiola.