«Firenze è una città magica, tornarci è stato un tuffo nel passato». Edmundo Alves de Souza Neto è appena sbarcato a Rio de Janeiro, ma ha ancora voglia di parlare del suo weekend in città. Fatto di bistecche, buon vino, strette di mano, visite culturali e ovviamente Fiorentina: «Ho visto la partita di ritorno col Puskas e quella col Monza, veder giocare i viola mi dà grandi emozioni e mi riporta a quello che ho vissuto con quei colori addosso. È stato bello veder vincere ai rigori e gioire per il pareggio col Monza, c’è da lavorare ma il tempo per farlo non manca», spiega il brasiliano.
Che in questi giorni si è goduto le bellezze fiorentine a partire dal Museo dell’Opera del Duomo e dalle chiese più importanti del centro. O’Animal, religiosissimo, ha chiesto e ottenuto di vedere (o in qualche caso rivedere) Santa Croce, Santo Spirito, la basilica di Santa Trinita e la basilica di Borgo Ognissanti, senza dimenticare il saluto a Palazzo Vecchio alla sindaca Funaro e un bicchiere di buon vino alla tenuta dei Marchesi Gondi:
«Ho fatto un giro in Europa e dopo il mare di Croazia e Sardegna ho scelto di fermarmi qui, anche perché mi aspettava il mio amico Duccio Chelazzi (imprenditore fiorentino e procuratore sportivo, ndr), che in questi giorni è stato il mio Cicerone. Mi ha fatto piacere conoscere la sindaca, anche perché lei è un’appassionata del Brasile ed è stata impegnata in missioni sociali pensate per i bambini e per i poveri. Quello che mi ha emozionato di più però sono i tifosi: sono passati tanti anni, eppure si ricordano ancora di me. Significa che ho fatto qualcosa di bello».
Dura in effetti scordarsi di lui. Voluto nel ‘97 da Cecchi Gori e pagato 13 miliardi di vecchie lire, Edmundo lasciò subito il segno a suon di dribbling e giocate capaci di infiammare la Fiesole. Malesani inizialmente gli fece mordere il freno in panchina, ma il suo talento cristallino, degno dei migliori campioni di quell’epoca, era destinato a far sognare la Fiorentina, che già aveva Batistuta e Rui Costa.
Con il Trap in panchina infatti, Edmundo segnava (gol decisivo all’Udinese, doppietta all’Hajduk in Uefa, doppietta alla Salernitana e rete contro il Piacenza), la squadra volava e nel ‘99 si laureò campione d’inverno, prima che in poche settimane il sogno svanisse con il crac del ginocchio di Batigol e la fuga di Edmundo al Carnevale di Rio. Senza loro due, la Fiorentina perse a Udine, in una domenica nella quale iniziò il declino: «L’ho già detto e lo ripeto, potessi tornare indietro salirei su quel treno per Udine e aiuterei la Fiorentina a vincere lo scudetto. Mi sono già scusato coi tifosi, ma quello era un periodo particolare della mia vita e sentivo di dover tornare a casa. Se ho risentito Batistuta in questi anni? No…».
La Fiorentina in questi giorni lo aveva invitato al Viola Park e allo stadio, ma lui ha preferito evitare le luci della ribalta e rilassarsi con gli amici. In questi giorni si era parlato anche di un suo viaggio d’affari per una trattativa Vasco Da Gama-Fiorentina, ma la realtà è diversa. Edmundo è legato al Vasco (il club in cui è cresciuto e dove ha chiuso la carriera), che nelle sua fila ha quel Vitor Rayan, 18enne centravanti su cui hanno messo gli occhi top club come City e Barcellona.
L’intermediario che in Italia cura gli interessi del giovane talento però è l’amico di Edmundo Chelazzi, che ha parlato di Rayan anche alla Fiorentina: la richiesta era di 10 milioni, ma la folta concorrenza sta facendo lievitare il prezzo: «È un talento puro, già titolare della Nazionale Under 20 e può arrivare a fare 10-15 gol l’anno. Sarebbe un bell’investimento». «Vada come vada con Vitor — chiude Edmundo — dopo questo ritorno a Firenze sarò ancora di più tifoso viola: la passione dei fiorentini ti entra dentro». Lo scrive il Corriere fiorentino
LE TAPPE DEL PROCESSO DI GUDMUNDSSON
Comunque vada il processo di Gudmundsson questa stagione alla Fiorentina non sarà compromessa