Le strade percorse dai fratelli Della Valle e da Aurelio De Laurentiis, pur con le dovute differenze, seguono un comune filo conduttore. Per cogliere le analogie è necessario riavvolgere il nastro di una quindicina d’anni, tornando ai giorni in cui i fratelli marchigiani (nel 2002) ed il produttore cinematografico (due anni più tardi) hanno assunto la guida della Fiorentina – allora Florentia Viola – e del Napoli – all’epoca Napoli Soccer – dopo i rispettivi fallimenti.
Due affermati imprenditori italiani che, in seguito a tragici fallimenti, hanno fiutato l’occasione ed hanno deciso di ampliare il loro business, estendendolo al mondo del calcio. Il percorso, almeno nelle battute iniziali, conferma i tratti comuni fra le due esperienze. Infatti sia i viola che gli azzurri si sono resi protagonisti di una fulminea risalita dal baratro della Serie C fino al palcoscenico che più li compete. Entrambe le società, una volta tornate nella massima serie, hanno confermato – anche attraverso importanti investimenti – la bontà dei loro progetti. Infatti, tanto la Fiorentina quanto il Napoli, sono risusciti – nell’arco di un quinquennio – a riconquistare l’Europa (prima quella minore e poi passando dalla porta principale della Champions League). Tutto ciò reso possibile da politiche societarie fatte di progetti chiari ed investimenti oculati, sostenuti da enormi plusvalenze sia da una parte che dall’altra.
È a questo punto che le strade però si dividono… Qualcosa si rompe ed è quel qualcosa che oggi consente al Napoli di veleggiare al primo posto solitario in classifica, giocando quello che (senza eccessivi entusiasmi) può tranquillamente essere definito come il più bel calcio d’Europa e di andare ad affrontare ad armi pari il Manchester City di Pep Guardiola. Una serie di fattori che permettono al Napoli ed ai suoi tifosi di cullare i loro sogni di gloria mentre i viola paiono relegati nel limbo di metà classifica, che raffredda gli entusiasmi ed alimenta i malumori.
La domanda – una volta superato il fatidico bivio – sorge spontanea… Perché il Napoli di ADL può ancora permettersi di sognare mentre la Viola dei Della Valle sembra costretta a ridimensionare le sue ambizioni? Le interpretazioni possono essere le più svariate ma c’è un dato che salta all’occhio, ossia quello relativo agli investimenti. Infatti se nel periodo immediatamente successivo al ritorno in Serie A le cifre investite dalle due società sono state pressoché equivalenti, consentendo quindi di sostituire adeguatamente i giocatori ceduti, in seguito lo scenario è leggermente cambiato.
Di conseguenza, mentre il Napoli ha continuato ad intervenire in modo efficace sul mercato (in linea con il processo di evoluzione seguito dai maggiori club europei) portando alla corte dei vari allenatori che si sono succeduti sulla panchina dei partenopei tanti giovani promettenti – e successivamente esplosi – ma anche campioni di maggiore esperienza, la Fiorentina ha faticato maggiormente a sostituire chi, pur ceduto a cifre importanti, lasciava un vuoto sempre più grande sul piano tecnico-tattico. I vari Lavezzi, Cavani ed Higuain (solo per citarne alcuni), acquistati a cifre sensibilmente inferiori rispetto a quelle alle quali sono stati successivamente ceduti, sono sempre stati rimpiazzati da interpreti all’altezza, che hanno contribuito a ridurre il gap con le grandi e certo non hanno deluso le aspettative della piazza.
Questo meccanismo sembra essersi bruscamente inceppato in casa Fiorentina, il braccio della bilancia pende principalmente dalla parte dei milioni incassati dalle cessioni piuttosto che da quelli di quelli investiti sul mercato ed i tecnici viola, sovente, non hanno quindi potuto disporre degli elementi in grado di determinare quel tanto atteso salto di qualità. Forse è proprio per questa ragione che si ha la sensazione che, mentre il Napoli continua a sognare, i viola restino – almeno momentaneamente – fermi al palo…
Gianmarco Biagioni