1 Dicembre 2025 · Ultimo aggiornamento: 19:02

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Scugnizzo Viola: “L’anno del Centeneario e la paura di svegliarsi in un incubo”

Firenze, Stadio Artemio Franchi, 08.12.2024, Fiorentina-Cagliari, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

Lo Scugnizzo Viola

Scugnizzo Viola: “L’anno del Centeneario e la paura di svegliarsi in un incubo”

Francesco Pistola

1 Dicembre · 18:22

Aggiornamento: 1 Dicembre 2025 · 18:22

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Nel buio dell'anno del centenario la Fiorentina sprofonda ancora. La città teme il peggio. Commisso veramente vuoi farci questo?

Ci sono sere in cui il calcio ti guarda dritto negli occhi e, invece di regalarti un sogno, ti sbatte in faccia la realtà. Bergamo è stata esattamente questo: uno schiaffo, l’ennesimo, in una stagione che ormai sembra un test psicologico più che un campionato di Serie A.  Atalanta 2, Fiorentina 0. Un risultato che non sorprende più nessuno, ma che fa male come se fosse la prima volta. Perché il punto è proprio questo: ci stiamo abituando al dolore, e questa è la cosa più preoccupante.

UN’ALTRA SCONFITTA, LA STESSA SENSAZIONE: FACCIAMO CA***RE

Vanoli è arrivato da poche settimane, ha provato a rimettere insieme i cocci di una squadra che da mesi vaga senza bussola, senza anima, senza la minima certezza. E per qualche attimo — quei due pareggi acciuffati con le unghie e con i denti — sembrava che una micro-reazione fosse in atto. Non la rivoluzione che sognavamo, certo, ma almeno un segnale. Una scintilla. A Bergamo, però, quella scintilla si è spenta. O forse si è vista così poco che nemmeno ce ne siamo accorti. Il problema non è perdere con l’Atalanta, che oggi come oggi è davanti anni luce. Il problema è il modo. Il tempo che passava, i viola sempre più lontani dalla porta, il pallone che diventava pesante come la fontana di Nettuno, e quei giocatori che sembravano correre ognuno dentro un pensiero diverso, nessuno dentro la partita.

Vanoli qualcosa ha portato: una squadra un po’ più corta, un po’ più ordinata, un filo più coraggiosa nella prima costruzione.

Ma non ha ancora trovato le chiavi del loro cuore.

E senza riuscire ad aprire quel cuore, questa Fiorentina non si salva nemmeno con un miracolo di San Giovanni.

L’ANNO DEL CENTENARIO, IL RISCHIO SERIE B: UNA VERGOGNA STORICA

Non possiamo far finta di niente. Non possiamo raccontarci storielle. Non possiamo farci anestetizzare da comunicati, interviste, proclami e statistiche.

La Fiorentina, nell’anno del Centenario, rischia seriamente la Serie B.

È un pensiero che da solo basterebbe a far passare la notte in bianco a un’intera città. È una ferita aperta, che sanguina.

Ed è ancora più dolorosa perché arriva in un anno che doveva essere il contrario: celebrazione, orgoglio, identità, appartenenza.

Invece stiamo vivendo l’anno più triste della nostra storia recente.

Il Centenario doveva essere “fare la Fiorentina”.

E invece stiamo “disfacendo la Fiorentina”.

Non c’è un’identità tecnica, non c’è un leader, non c’è un’anima. Ci sono partite che guardi e pensi: questa non è la mia squadra. E il problema non è solo il risultato:

è la sensazione di un gruppo che non crede più in sé stesso.

DZEKO, IL MEGAFONO E LA VERITÀ CHE NESSUNO VOLEVA SENTIRE

E poi c’è stato un momento, forse l’unico davvero umano della serata: il gesto di Dzeko.

A fine partita, mentre i giocatori viola si disperdevano verso gli spogliatoi come ombre, lui ha fatto una cosa che non è affatto normale in questo calcio di plastica: si è avvicinato al settore ospiti. Ha preso il megafono dalle mani dei tifosi. E ha parlato.

Ha parlato non da star, non da promessa, non da personaggio. Ha parlato da ragazzo che si rende conto di essere dentro un disastro. E ha chiesto una cosa che pesa più di mille parole: vicinanza.

Proprio lui, Dzeko, quello che solo una settimana fa aveva fatto discutere per le dichiarazioni un po’ “di pancia”, un po’ ingenue, un po’ fuori posto. Proprio lui ha capito, forse prima degli altri, che questa tifoseria non pretende la luna: pretende qualcuno che ci metta la faccia. E ieri la faccia ce l’ha messa. Un gesto piccolo, certo.

Ma in questo deserto emotivo, ogni gesto è un’oasi.

IL PARADOSSO PIÙ AMARO: UNA TIFOSERIA CHE AMA E UNA SQUADRA CHE NON SI RICAMBIA

La verità è che siamo stanchi.

Stanchi di vedere la Fiorentina così.

Stanchi di doverci aggrappare ai “forse”, ai “vediamo”, ai “manca poco”.

Stanchi di vivere un campionato intero con la paura addosso.

Stanchi di avere più memoria delle delusioni che delle gioie.

A volte sembra che la squadra non capisca fino in fondo cosa stiano vivendo i tifosi.

Che non senta la pressione, che non percepisca il peso della maglia, che non ascolti i boati di chi macina chilometri per seguirli perfino quando non c’è più nulla da applaudire. E invece quella maglia pesa. Pesa tanto.

E quest’anno sembra pesare più del dovuto.

UNA DOMANDA CHE FA PAURA: QUESTA FIORENTINA SI SALVA?

La risposta, oggi, non ce l’ha nessuno. Nemmeno Vanoli, nemmeno i giocatori, nemmeno il più ottimista dei tifosi.

Siamo talmente dentro l’incertezza che persino il calendario sembra una condanna.

E se la squadra continua a giocare con questa paura, con questa fragilità, con questo smarrimento, la direzione è una sola ed è quella che non vogliamo nemmeno nominare.

Ma una possibilità, piccola, esiste: ritrovarsi.

Capire che siamo arrivati all’ultima curva e non c’è più tempo per esitare. Ritrovare orgoglio, cattiveria, identità.

Non perché Vanoli lo chiede. Non perché i tifosi lo pretendono.

Ma perché una maglia del genere non può cadere nell’anno in cui compie cent’anni.

Sarebbe una macchia eterna. Una vergogna scolpita per sempre.

FINALE AMARO, MA NECESSARIO

Questo articolo non porta soluzioni.

Non porta magie.

Non porta bugie.

Porta la realtà: siamo in un tunnel. E serve lo sforzo di tutti per provare ad uscirne.

Vanoli ha acceso una fiammella. DZEKO ha acceso una scintilla.

I tifosi tengono accesa la fiamma più grande, quella che non si spegne mai.

Adesso tocca alla squadra. Adesso tocca ai giocatori. Adesso tocca a chi scende in campo.

Perché lo Scugnizzo Viola può urlare, scrivere, soffrire e incazzarsi. Ma la Fiorentina la salvano solo loro.

E ora come ora, non c’è più un minuto da perdere.

Scugnizzo Viola

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