Paulo e quelle risposte sulla cena e sulla società…

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Affari miei. Quello che doveva filtrare sulla versione di Paulo Sousa in merito alla cena di domenica scorsa, era già arrivato due giorni fa. Amici ungheresi che non avevano a che fare con il calcio. Ieri il portoghese ha preferito girare intorno alla questione. «Non devo giustificare con chi vado a cena. In settimana ho mangiato anche da un’altra parte (al “Caffè 19.26”, ndr). Se volete potete scrivere anche su quello». Nonostante i sorrisi, il fastidio per quella che Sousa reputa tematica personale è evidente. Come evidente rimane il mistero su chi fossero davvero i commensali domenica a Villa Cora. Russi, ungheresi, emissari dello Zenit o semplici amici. «Nessuno della società mi ha chiesto spiegazioni perché non ce n’era bisogno» aggiunge. «Il rapporto tra di noi è sempre stato limpidissimo».

INCOGNITA FUTURO L’argomento reale è il cumulo di sabbia che ancora non rende semplicissimo osservare nitidamente il futuro. Sousa è abile davanti al microfono almeno quanto sul campo. Sembra non porre dubbi, ma contemporaneamente di certezze non ne arrivano. «Io sono il tecnico della Fiorentina, sono totalmente concentrato sul lavoro, non mi faccio distrarre dalle voci. Ho un contratto ed il presidente ha già detto che vorrebbe continuare a lavorare insieme». Tutto chiaro? Mica tanto. Visto che manca la parte finale, quella in cui dice «resto qua». In compenso arrivano molti altri concetti. «So come funziona il calcio: le voci e le speculazioni arrivano perché mancano i risultati. Parlo solo del presente e non del futuro? Perché non esiste futuro senza presente». Non fa una piega. Ma i dubbi restano.

RAPPORTI CHIARI In attesa del confronto allenatore-proprietà che dovrà gettare le basi sul futuro, qualunque esso sia, c’è una partita da vincere ed un quarto posto da riconquistare dopo la vittoria dell’Inter a Frosinone. «L’obiettivo per me non è una posizione in classifica, ma il migliorare i giocatori che ho a disposizione. Certo una vittoria (che manca dallo scorso 21 febbraio, ndr.) comporterebbe uno sblocco mentale per finire bene la stagione: e ce lo meritiamo». L’ultima pillola ancora sul futuro. «Ci sono tanti fattori che comportano lo stare a lungo in un posto. Un tecnico non deve solo allenare, ma essere partecipe della visione d’insieme. Ripeto, io sono sempre stato chiaro e frontale con la mia società». Cene o non cene, l’argomento è spostato. Ma non chiuso.

 

 

Giovanni Sardelli – La Gazzetta dello Sport

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