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Toni e il presidente del Verona aggrediti ad Avellino perché scambiati per tifosi. Il racconto del bomber
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Toni e il presidente del Verona aggrediti ad Avellino perché scambiati per tifosi. Il racconto del bomber

Redazione

12 Febbraio · 04:18

Aggiornamento: 12 Febbraio 2017 · 04:18

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Luca Toni racconta la disavventura di Avellino: “Ci hanno scambiati per tifosi, eravamo in macchina e in una rotonda ci hanno accerchiato prima della gara. Un calcio ha sfondato il finestrino dov’era seduto il presidente Setti e dopo lo hanno colpito con una bottiglia di birra. All’inizio mi sono sentito protetto dalla presenza di un gruppo di vigili, poi si sono voltati dall’altra parte”

Sono passate quasi due ore dall’aggressione, e Luca Toni riesce ad accennare anche qualche sorriso mentre racconta il pomeriggio da paura vissuto ad Avellino. Ma c’è veramente poco da sorridere, perché quanto accaduto nel capoluogo campano prima di Avellino-Verona è davvero scioccante. Insieme al presidente dei veneti Maurizio Setti, Toni è tra le vittime di un’aggressione folle e ingiustificabile.
LA SCIARPA GIALLA — “E’ stato un episodio davvero brutto – racconta Luca Toni a SkySport24 nel dopo partita del Partenio -. Eravamo in macchina e ci stavamo recando allo stadio, in fila, insieme alla Polizia. Io ero seduto dietro, davanti sul sedile del passeggero era seduto il presidente Setti, alla guida c’era un mio amico. Il presidente Setti indossava una sciarpa della sua azienda, un po’ gialla e un po’ blu ma non era quella del Verona. All’improvviso è passato qualcuno accanto a noi e ha visto la sciarpa. Ci hanno aggrediti non perché ci hanno riconosciuti, ma perché, per via della sciarpa, pensavano che fossimo un gruppo di tifosi del Verona”.

L’ACCERCHIAMENTO — E’ a questo punto che si è scatenato l’inferno: “Stavamo dunque andando allo stadio quando, arrivati nei pressi di una rotonda, ci siamo ritrovati accerchiati da 14-15 persone, che è impossibile considerarli tifosi dell’Avellino, nonostante qualcuno avesse la sciarpa verde, perché dopo all’interno dello stadio il pubblico avellinese si è comportato in maniera eccezionale. Gli assalitori hanno pensato che fossimo tifosi ospiti e ci hanno aggredito”.

La macchina a bordo della quale c’erano il presidente del Verona Setti e Luca Toni ridotta così dopo l’aggressione
La macchina a bordo della quale c’erano il presidente del Verona Setti e Luca Toni ridotta così dopo l’aggressione. La macchina a bordo della quale c’erano il presidente del Verona Setti e Luca Toni ridotta così dopo l’aggressione

VIOLENZA BRUTALE — Il racconto entra nei dettagli e si percepisce quanta violenza si sia scatenata in pochi minuti e come, solo per miracolo, l’aggresione non sia finita davvero male: “Una volta accerchiati, hanno cominciato a colpire la macchina con calci, pugni, con qualunque cosa trovassero in strada. Noi eravamo dentro la macchina, quando all’improvviso con un calcio hanno sfondato il vetro della macchina dove era seduto il presidente. Abbiamo avuto molta paura, e in quel momento tutte le schegge sono finite addosso al presidente, che per fortuna non ha riportato danni. Con il finestrino aperto, c’è stato un signore che ha lanciato anche una bottiglia di birra dentro la macchina attraverso il finestrino rotto. Per fortuna il presidente Setti è stato colpito sulla pancia, e non al volto dove poteva riportare danni molto più seri”.

“HO AVUTO PAURA” — C’è un particolare che rende quanto accaduto ad Avellino ancora più grave. Ed è un particolare che Toni racconta con grande lucidità. Perché in questa rotatoria dove si è consumata l’aggressione “a venti metri c’era un gruppo di vigili. Purtroppo devo dirlo – sottolinea Toni-. All’inizio, guardando loro, mi sono sentito protetto, ma invece di venire a darci una mano si sono girati e hanno fatto finta di nulla”. Nel momento più critico dell’aggressione, con il finestrino rotto, l’auto circondata e i vetri ormai ovunque dentro la macchina “siamo riusciti ad andare via. E’ stato bravissimo il mio amico alla guida che ha trovato il modo per guadagnare una via di fuga”. E conclude: “È una cosa vergognosa, ho avuto molto paura, ripeto è stato bravo il mio amico con l’auto a guidare, se lui si fermava poteva diventare davvero difficile. È stato bravo a scappare da quella rotonda, altrimenti non so come sarebbe finita”
Gazzetta.it

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