Il Tirreno oggi in edicola parla di Andrea Belotti, andato in gol contro il Frosinone. Che poi il calcio è uno gioco con tante regole e tanti modi, ma semplice nella sua essenza: vince chi fa gol. E per fare gol e quindi vincere, è fondamentale, anzi necessario, avere chi segna. Un centravanti, insomma. Un attaccante bravo a concretizzare tutto quello che fanno i compagni e, soprattutto, a mettersi in proprio quando quello che fanno i compagni non basta. Un centravanti come Andrea Belotti, subito decisivo per la Fiorentina dopo la traversa colpita a Lecce (che gol non è per poco) al debutto assoluto, con la rete all’esordio al Franchi e dal primo minuto segnata sotto la Curva Fiesole. Così lineare, quasi scontato, che viene da pensare che alla fine i problemi della squadra viola fossero di questa natura, ma al contrario, cioè che la somma di tutti i guai nella costruzione della manovra a centrocampo e nella fase di copertura in difesa si condensassero nella mancanza di un finalizzatore a discapito di rendimento e risultato.
Una partita e mezzo e un gol sono pochi per spostare il piano dal dubbio alle certezze, idem per dare al “Gallo” l’etichetta di risolutore, eppure ciò che c’è stato nei 117 minuti contro Lecce e Frosinone è già più di un segnale indicativo in tal senso. Minuti a cui vanno aggiunte sensazioni e impressioni, quelle ad esempio di Vincenzo Italiano, allenatore di questo gruppo e sponda ideale per capire se e quando Belotti può diventare il nuovo riferimento della sua squadra.
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