Dopo la fine dell’emergenza Covid, il calcio italiano è tornato ad appellarsi al governo per ottenere vantaggi, non di natura prettamente economica, per quanto riguarda due punti fondamentali, dal punto di vista dei club: meno burocrazia nel percorso per nuovi stadi e un cambio della legge sulle sponsorizzazioni da marchi del betting.
Come riporta l’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano, il governo Meloni è pronto ora a intervenire dopo mesi di audizioni con presidenti, dirigenti ed esperti del settore. La settima commissione del Senato si appresta, infatti, ad approvare un documento, che fungerà da linea guida per un futuro decreto e dovrebbe rispondere alle esigenze di cui i club si sono fatti portavoce nell’ultimo periodo. Si parte dalla privatizzazione degli stadi, che potrà essere agevolata attraverso il commissariamento delle amministrazioni comunali che ostacolino il processo. Rimane però da superare la resistenza di chi mette in dubbio come un investimento in molti casi pubblico, con tutti i rischi che ne consegue per delle casse comunali già messe a dura prova, possa poi essere messo a disposizione di privati che ne traggono di conseguenza beneficio.
Si passa poi al tema del gioco d’azzardo. Nella bozza, la maggioranza propone di abolire una parte del decreto Dignità (voluto dal MoVimento 5 Stelle con il governo Conte), che vieta ai club di ottenere ricavi dalla pubblicità delle società di scommesse per contrastare la ludopatia. La nuova idea prevede di eliminare questo divieto e, allo stesso tempo, destinare una parte dei ricavi generati dai contratti di sponsorizzazione a iniziative contro la dipendenza da gioco d’azzardo. Niente da fare, almeno per il momento, sulla richiesta del mondo del calcio di incassare una percentuale dei profitti fatti dall’agenzie di scommesse sulle puntate dei giocatori proprio sulle partite del campionato. Lo scrive calcio e finanza