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Hagi: “Firenze nel cuore, la mia Fiorentina era piena di talento c’erano Zarate, Ilicic e Borja Valero”
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Hagi: “Firenze nel cuore, la mia Fiorentina era piena di talento c’erano Zarate, Ilicic e Borja Valero”

Redazione

7 Dicembre · 11:39

Aggiornamento: 7 Dicembre 2024 · 11:39

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C’era una volta un ragazzino di sedici anni, con un talento cristallino e un cognome pesante sulle spalle. A Firenze si aspettavano un enfant prodige, ma la scintilla non si è accesa. Oggi Ianis Hagi si è fatto uomo: ha 26 anni e una consapevolezza diversa. Dopo mesi ai Rangers senza giocare per motivi societari, e un prestito all’Alaves per ritrovarsi, è tornato protagonista: due assist nell’ultima partita e il premio di MVP in quella prima. “Sono contento: ogni tessera del puzzle si sta unendo. Il meglio della mia carriera arriverà presto”, racconta sicuro a GianlucaDiMarzio.com.

Le prime tesserine di quel puzzle Ianis le ha messe insieme da bambino, sul campetto di casa con papà Gheorghe: “E’ stato l’idolo di tutti i ragazzi della mia età in Romania: è partito da un piccolo villaggio vicino a Costanza ed è arrivato a giocare al Real Madrid e al Barcellona. Crescere con lui è stato un vantaggio: le pressioni mi sono servite come motivazione. Oggi in Nazionale sono uno dei capitani, voglio ispirare le nuove generazioni come lui ha fatto con la mia. Sogno di riportare il nostro nome a un Mondiale: sarebbe una grande storia, un modo per restituire a papà la gioia che lui mi ha dato” Il padre e la Nazionale, due tessere importanti.

E poi c’è Firenze, ancora nel cuore di Hagi. “I diciotto mesi alla Fiorentina sono stati cruciali per la mia crescita: ho giocato solo due partite in prima squadra, ma è stata l’esperienza di vita e di calcio in cui ho imparato di più. Mi ha aiutato a capire chi sono. Con i tifosi è nato un bel rapporto: mi scrivono ancora con affetto e mi chiedono di tornare. Ci penserei? Ora sto bene a Glasgow, amo i Rangers e ho vinto tanti trofei qui. Poi nel calcio non si sa mai: di certo Firenze avrà sempre un posto speciale nel mio cuore”.

Ianis ci racconta le sue cartoline viola con il sorriso: “Quella squadra era piena di talento: quindici giocatori andavano in nazionale. Nel mio ruolo, tra trequarti e ala, avevamo Ilicic, Zarate, Bernardeschi e Borja Valero”. Maestri di qualità per un giovane numero dieci: “Ilicic era fenomenale, uno dei migliori con cui abbia mai giocato: talento puro, visione, controllo. Vederlo ogni giorno era un privilegio. Con Zarate ci fermavamo dopo gli allenamenti a calciare punizioni: ci sfidavamo uno contro l’altro, due o tre volte a settimana. Lui aveva trent’anni, io diciassette. Ovviamente ho imparato a calciare grazie a mio padre, ma con Zarate ho affinato la tecnica: in media su dieci punizioni ne segnava nove. E voleva sempre sfidarmi. Una volta gli ho detto: “Mauro è il quarto giorno di fila che calciamo”. Mi ha risposto: “Non importa, tu vieni e migliora”. Ecco perché sono cresciuto a Firenze: erano giocatori esperti, ma soprattutto grandi persone” .Lo scrive Gianluca Di Marzio sul suo sito

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