Se non fosse diventato calciatore, Gosens avrebbe fatto il poliziotto come il nonno. Voleva un lavoro stabile e il pallone, quando era un bambino, era solo un aspetto di contorno. Poi tutto è cambiato quando dopo alcuni provini falliti (tra cui uno al Dortmund) è riuscito a trovare la sua dimensione nelle giovanili del Vitesse, in Olanda. Eppure, al di là dello sport, sono altri gli aspetti più interessanti della vita di Robin, che oltre ad aver creato una fondazione per aiutare i bambini in difficoltà ha scritto anche un libro dal titolo «Vale la pena sognare», dove racconta la sua crescita da calciatore. Gosens ama i tatuaggi e tra questi ha sia il numero 8, la data del suo esordio da pro, che una dedica per la famiglia e la sorella. Lo scrive La Nazione
ROBIN GOSENS E LA SUA IMMERSIONE NEL MONDO FIORENTINA