“Tutti i miei giocatori sono uguali”, questo è stato uno dei leitmotiv della conferenza stampa odierna di Paulo Sousa. L’allenatore portoghese, infatti, ha più volte sottolineato l’importanza della squadra, o meglio, del collettivo, come gli piace definirlo, nonostante le molte domande sui singoli che gli sono piovute addosso.

E così, mentre i giornalisti si interrogavano sul possibile utilizzo di Zarate “l’imprevedibile”, di Chiesa “il giovane in rampa di lancio” e di Cristoforo “l’oggetto misterioso”, il tecnico gigliato continuava a ribadire il medesimo concetto: “Ai miei occhi tutti sono uguali, tengo in considerazione solamente la concentrazione e la voglia di aiutare i compagni”.

Banditi, dunque, tutti coloro che pensano a giocare bene per sé stessi, tra questi proprio Zarate (l’argentino ha più volte chiesto spazio, infastidendo non poco il suo allenatore), promossi, invece, quelli che mostrano dedizione alla causa. Una linea dura, un concetto che, lentamente, si sta trasformando in una vera e propria legge suprema all’interno della Fiorentina.

Insomma, in modo molto iperbolico, questo pomeriggio ci siamo divertiti ad immaginare Paulo Sousa in piedi negli spogliatoi con tanto di uniforme e medaglia a forma di falce e martello, mentre istruisce i suoi giocatori all’umiltà e al massimo sacrificio per la Fiorentina. Nessuno deve sentirsi diverso, pena la panchina. Adesso sono tutti ufficialmente avvertiti.

Tommaso Fragassi

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