Da quattro anni l’Inter passa l’autunno sul lettino dell’analista: da dove nascerà mai la sindrome dell’Europa? In quale angolo dell’inconscio si nasconde questa nuova tendenza suicida in Champions? Come riporta Gazzetta, i nerazzurri iniziano la competizione con uno zainetto riempito di belle speranze, poi faticano tremendamente lungo il sentiero: da Luciano Spalletti a Simone Inzaghi, passando per il biennio contiano, nessun allenatore ha ancora estirpato il problema e passato la prima fase di Coppa. Il vero guaio, però, è che così per strada si perde un fiume di denaro, preziosissimo sempre, figurarsi in questo momento di secche. I ricavi Champions sono la fonte di sostentamento primario visto che Suning, travolto da gravi problemi in patria, ha definitivamente chiuso i rubinetti: per ridurre i rischi di nuove vendite dolorose dopo Hakimi e Lukaku, occorre quindi rompere il salvadanaio europeo. Il pari di Kiev, unita alla sconfitta nella prima giornata col Real, complica però i piani nerazzurri. Adesso la squadra è di fronte a un bivio: di qua la mancata qualificazione che porterebbe un sanguinoso danno economico, di là il passaggio agli ottavi che porterebbe una ventina di milioni, balsamo su conti in peggioramento. Oggi, infatti, il Cda confermerà le perdite ingenti del 2020-2021, ben superiori ai 200 milioni. Una cifra non troppo distante dal -209 annunciato dalla Juve. Allo stesso tempo, prospetterà una situazione finanziaria che, guardando al futuro, è in miglioramento grazie al ritorno degli incassi da stadio, all’effetto benefico delle cessioni di Lukaku-Hakimi e al prestito da 275 milioni del fondo Oaktree.