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“Il nostro portiere Martino, 16 anni, ha la leucemia”. Adesso sogna un video messaggio da De Gea

Firenze, Stadio Artemio Franchi, 06.10.2024, Fiorentina-Milan, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

Rassegna Stampa

“Il nostro portiere Martino, 16 anni, ha la leucemia”. Adesso sogna un video messaggio da De Gea

Redazione

8 Ottobre · 15:34

Aggiornamento: 8 Ottobre 2024 · 16:10

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La storia di Martino, il ragazzo della Sales, che ha scoperto di dover combattere contro la leucemia. Sogna un messaggio da De Gea

«Tommaso devo darti una brutta notizia. Al nostro portiere Martino ieri è stata diagnosticata una leucemia. È già ricoverato all’ospedale Meyer e sta per iniziare la chemioterapia».

Martino ha 16 anni ed è il portiere della squadra under 17 della Sales, storica squadra di calcio del centro di Firenze.

Conosco questo ragazzo solo da pochi giorni: ero stato a vedere una partita di campionato della Sales, due sabati fa al campo dell’Albereta contro il Rifredi, e Martino era regolarmente in campo. E giocò pure bene, salvando diversi gol e permettendo alla sua squadra di perdere con onore anziché con un risultato tennistico. Ero andato a fare il tifo per la Sales perché la squadra allievi gialloblu fondata dai padri salesiani è uno dei 10 dream team toscani che stanno partecipando al progetto educativo Figc «Non Solo Piedi Buoni» di cui io sono coordinatore: una proposta che ha abbinato ciascuna di queste squadre a una realtà del sociale e di cura delle fragilità del rispettivo territorio.

La Sales, per esempio, è stata invitata a fare amicizia con l’Albergo Popolare, la struttura di accoglienza del comune di Firenze che ospita ogni notte più di 200 persone senza casa.

In questa settimana i giovani calciatori della mia nuova squadra del cuore fiorentina faranno il loro primo incontro con gli educatori e con gli ospiti del centro di accoglienza, per ascoltare durante l’arco di tutta la stagione alcuni racconti e descrizioni di Firenze osservata da un punto di vista particolare, quello cioè di chi per tanto tempo ha vissuto per strada.

Ora però irrompe questa notizia così importante e così seria che ci investe tutti e che improvvisamente cambia obiettivi stagionali e priorità. «Dobbiamo restare uniti e far sentire a Martino il nostro affetto, fino a quando non tornerà in forma», mi messaggia Ruggero, mezzala mancina della squadra, mentre insieme ci confrontiamo sul da farsi.

Martino per ora si trova in isolamento e non è possibile andarlo a trovare in ospedale (eccezion fatta per i genitori). Però noi altri siamo tutti carichi a molla per stare comunque vicino al nostro portierone tramite il telefono e internet. «Dobbiamo darci tutti da fare e mettere nelle attività della squadra ancora più passione e spirito di gruppo», provo nel mio piccolissimo a spronare ragazzi e dirigenti: «Così avrete tante cose belle da raccontare a Martino giorno dopo giorno, per farlo sentire orgoglioso della sua squadra».

È un abbraccio collettivo che pur non essendo possibile a livello fisico (per proteggere Martino e le sue difese immunitarie indebolite dalla chemio) si percepisce comunque fortissimo già in questi primi giorni di «traversata».

La fantasia e la creatività di tutto il mondo Sales è già al lavoro per fare il tifo per il proprio giovanissimo portiere in una partita così importante. C’è chi pensa a uno striscione, chi ai videomessaggi, chi a coinvolgere la Fiorentina (sua squadra del cuore) a partire da san De Gea, per un abbraccio che diventi sempre più bello e più collettivo.

Nel mentre che cerco pure io di fare la mia parte in questa «operazione abbraccio», penso a come a volte gli esami più difficili che la vita ci mette davanti (e che non avremmo mai voluto affrontare) abbiano il potere di tirare fuori da un gruppo e da una piccola comunità come una squadra di calcio giovanile le energie migliori: slanci di affetto, di solidarietà e di altruismo che ci portano oltre, e che fino a ieri non ci saremmo nemmeno immaginati di avere nelle nostre corde.

In situazioni importanti come questa un gruppo di adolescenti può fare miracoli, una volta acquisita la consapevolezza che il loro stare insieme vale molto di più delle 30 partite di campionato giocate con la stessa maglia che li ha fatti incontrare.

L’uno per tutti e tutti per uno, ora, per la Sales, non è più una frase fatta ma una realtà per cui davvero vale la pena ritrovarsi ogni giorno al campo di via Gioberti o al dormitorio di piazza Tasso. Per dire a Martino che «noi giochiamo anche per te, e ti teniamo la squadra bella in tiro per quando tornerai con noi nello spogliatoio». Lo scrive il Corriere fiorentino

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