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Corvino ricorda Mihajlovic: “Pagò colpe non sue. Disse no all’Inter per l’impegno preso con la Fiorentina”

Rassegna Stampa

Corvino ricorda Mihajlovic: “Pagò colpe non sue. Disse no all’Inter per l’impegno preso con la Fiorentina”

Redazione

18 Dicembre · 09:52

Aggiornamento: 18 Dicembre 2022 · 09:58

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Stamani all’alba prenderà il treno per raggiungere Roma e recarsi alla camera ardente di Sinisa Mihajlovic. «Quando l’altra sera ho saputo che ormai non c’erano più speranze mi trovavo a Milano, ho preso il primo volo nella speranza di riuscire a vederlo, ma quando sono atterrato mi è arrivata la notizia che Sinisa era morto. Per questo domattina (oggi, ndr) partirò prestissimo perché voglio essere a Roma per dargli un ultimo saluto. Glielo devo, Sinisa era una persona eccezionale».

Pantaleo Corvino parla con un filo di voce. E commosso, scosso, «affranto» come ripete più volte. In queste ore ha vissuto il suo dolore con riservatezza, ricordando il periodo fiorentino vissuto insieme a Mihajlovic. Mesi difficili, con la piazza diffidente e perfino ostile nei confronti dell’allenatore serbo e della scelta della società di affidargli la panchina dopo gli anni di Prandelli, pieni di passione e affetto verso l’allenatore che aveva riportato la Fiorentina in Europa. E anche per questo il rapporto tra Mihailovic e Corvino si fece strettissimo fin da subito. Un rapporto leale, anche nei momenti più difficili. «Non riesco ancora a crederci che una persona così se ne sia andata a soli 53 anni – continua Pantaleo
Avevo un rapporto molto forte con lui. Lo presi dopo Prandelli e non fu facile. Lui pagò tutto questo e penso che ne fu penalizzato per tutta la stagione. C’erano tante diffidenze nei suoi confronti, ma poi quella Fiorentina riuscì a fare un grande girone di ritorno facendo meno punti solo del Milan che vinse il campionato e questo testimoniò la bontà del suo lavoro».

Ed è proprio alla fine di quel primo campionato in viola che il rapporto tra Corvino e Mihajlovic si fa ancora più stretto. «Capii veramente lo spessore dell’uomo prima che del professionista. A fine campionato mi chiamò Branca che allora lavorava all’Inter per portare Sinisa sulla panchina nerazzurra. Io sapendo che a Firenze avrebbe rischiato restando vistol’humus della piazza, spinsi con lui perché accettas-se. Sapevo che non gli avrebbe-ro perdonato niente nella stagione successiva e poi sarebbe stato un premio sia per lui che per me che lo avevo scelto. Si-nisa però mi rispose che lui aveva preso un impegno con i Della Vale e firmato un contratto e che sarebbe andato all’Inter solo con il benestare della società. Rimase testardamente su questa posizione. Allora parlai con la proprietà che scelse di tenerlo perché avevano capito il valore dell’uomo. Sinisa avrebbe potuto andarsene da vincitore a rimase. Poi, come avevo previsto purtroppo, fui costretto a esonerarlo l’anno successivo. Per me questa rimane una ferita che non si rimarginerà mai: il mio unico esonero in 32 anni proprio con un uomo così eccezionale».

E così le strade professionali si divisero. Ma non quelle dell’amicizia rimasta nel tempo, anche nei momenti più difficili. «Ci siamo sentiti fino all’ultimo – conclude Corvino – Quando dopo le cure rientrò in panchina con il Bologna, la prima trasferta era a Lecce. Lui venne a trovarmi e passammo dei bei momenti a cena insieme. Purtroppo avevo capito che lui stava lottando la sua ultima partita e che purtroppo non l’avrebbe vinta: l’animale, come lo chiamava, è stato più forte. A me resta la grandezza dell’uomo e un rapporto vero e sincero che non potrò mai dimenticare». Lo scrive il Corriere Fiorentino.

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