
C’è forse un solo modo per cercare di sbloccare definitivamente Beltran e Nzola sotto il profilo realizzativo, al di là di attese e tempo da concedere ancora all’argentino che viene da un calcio differente ed è entrato a far parte di un gruppo e di un “mondo” nuovi: farli giocare insieme. E siccome Italiano ha già detto chiaramente e ribadito di non considerare Beltran un attaccante esterno, il modo per vederli in squadra dall’inizio e non per necessità durante (cosa già rara) non è il 4-2-3-1 attuale, ma l’albero di Natale.
Potrebbe essere la soluzione per sfruttare in area avversaria la forza fi sica dirompente dell’angolano che centravanti è a tutti gli eff etti e che Italiano conosce meglio di chiunque altro (quella di San Siro sabato, se gioca, sarà la 100esima partita dell’ex Spezia con il tecnico siciliano in panchina) e, viceversa, per esaltare le qualità nel palleggio e al tiro di Beltran che centravanti non è intanto per struttura fi sica, dopo aver poi dimostrato contro il Cukaricki (doppietta e unici due gol finora all’attivo) di gradire un po’ di campo da correre inserendosi centralmente. Su quello (il 4-3-2-1 o appunto albero di Natale), tra le altre cose, sta intervenendo l’allenatore siciliano al Viola Park grazie alla presenza contemporanea dei due, a differenza delle soste precedenti quando Scaloni aveva chiamato l’ex River Plate nell’Albiceleste. Stavolta no, complice anche e soprattutto l’infortunio subìto dal numero 9 contro la Juventus, ma il guaio al costato è alle spalle e l’argentino si può allenare regolarmente: perfetto per provare la scelta tattica alternativa.
Non clamorosa nel credo calcistico di Italiano che trae origine sempre e comunque dal 4-3-3 e che è alla base specialmente qui, ma le prove ci vogliono a modificare concettualmente il modo di stare in campo della Fiorentina: e tutto parte dall’idea che Nzola possa sì rappresentare il terminale offensivo di tutta la manovra, però contando sul supporto ravvicinato di Gonzalez e Beltran: non esterni, bensì “simil” trequartisti che giocano più dentro al campo, cosa peraltro già abituale per Nico e propedeutica all’incisività del suo sinistro. In quella maniera anche Beltran potrebbe intanto allentare la morsa dei difensori centrali, molto difficile per lui da sostenere, e in più faccia alla porta avversaria potrebbe far valere la sua velocità palla al piede e il senso del gol: con i “Milionarios” ha segnato spesso così. Di sicuro stimola fantasia e aspettative quella coppia tutta argentina alle spalle di Nzola: non è un caso che Italiano non stia lasciando nulla d’intentato pur di trovare la soluzione più adatta e più consona a far esprimere i due per quelle che sono le loro caratteristiche principali
Rimane l’altro pezzo di “correzione” tattica. Rinunciando agli esterni offensivi veri e propri, la squadra viola avrebbe bisogno di modifi care il modo di giocare nel mezzo con il ritorno al centrocampo a tre, che è un ritorno alle origini nel segno di Italiano: via i due mediani, dentro un interno in più che sarebbe ovviamente Bonaventura, del quale non si può fare a meno, esattamente come aveva iniziato a giocare nella Fiorentina (sempre di Italiano) e come lo fa giocare Spalletti nella Nazionale azzurra: significa allontanarlo dall’area di rigore, è vero, ma Bonaventura e Duncan ai lati di Arthur somiglia molto a Bonaventura e Duncan ai lati di Torreira che è stato nel 4-3-3. Funzionava allora, può funzionare oggi. E se serve per non “perdere” Beltran e Nzola, è un buon motivo. Lo scrive il Corriere dello Sport
IL CORRIERE DELLO SPORT FA IL NOME DI UN DIFENSORE