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COL NAPOLI UN PUNTO GUADAGNATO, MA PER ANDARE IN EUROPA IL CARATTERE NON BASTA. SERVONO 8 VITTORIE E 4 PAREGGI. PEZZELLA, UN’ASSENZA CHE PESA… L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI.
Editoriali

COL NAPOLI UN PUNTO GUADAGNATO, MA PER ANDARE IN EUROPA IL CARATTERE NON BASTA. SERVONO 8 VITTORIE E 4 PAREGGI. PEZZELLA, UN’ASSENZA CHE PESA… L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI.

Stefano Borgi

10 Febbraio · 23:23

Aggiornamento: 10 Febbraio 2019 · 23:25

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Per chi ha visto la partita, contro il Napoli è un punto guadagnato. Per la situazione d’emergenza (pregressa e che si è venuta a creare…) contro il Napoli è un punto guadagnato. A prescindere, vista la forza dell’avversario e la distanza in classifica (ben 20 punti, 32 contro 52), un punto col Napoli… è guadagnato. Se poi guardavi la classifica, circa alle 16,15 di ieri, il punto “era” straguadagnato. Non solo sulla mala sorte, ma anche in classifica: la Sampdoria perdeva in casa, l’Atalanta perdeva in casa (entrambe con avversarie di secondo piano, Spal e Frosinone), il Torino vinceva ma rischiava grosso (ed ha rischiato davvero…) il Sassuolo doveva incontrare la Juventus. Il Milan, infine, avrebbe giocato alle 20,30. E si sa, la speranza è l’ultima a morire. Insomma, nonostante il calendario della 23esima fosse dichiaramente ostile, anche un misero punticino sembrava portare fieno in cascina. E invece… l’Atalanta ha vinto, il Milan ha vinto, il Torino ha vinto (che fortuna, ma ci sta…) Lazio e Roma avevano già vinto. Di contro la Sampdoria ha perso e anche il Sassuolo ha perso, ma ahimè… la classifica piange: Fiorentina decima a 7 punti dalla Champions League, a sei dall’Europa League. Distante, distantissima da Atalanta, Lazio e Roma. Senza contare Torino e Sampdoria che, detto tra noi, ci preoccupano di meno. E poi quel numero alla casella pareggi che cresce, cresce fastidiosamente… sopratutto nell’era dei tre punti a vittoria. E’ come se una mannaia pendesse sulla testa di pioli e di tutta la squadra. Undici pareggi su 23 partite, 22 punti lasciati per strada, almeno 6 (Frosinone, Bologna e Genova) che gridano vendetta. Quindi, qual è la morale? Che carattere, volontà, sacrificio, spirito di gruppo, non bastano. Che il famoso: “tanta roba” pronunciato da Pioli nel post-Napoli, non basta. Che tutta la bellezza, la magnificenza, la meraviglia di una squadra che non molla mai, che ce la mette tutta, che lotta fino alla fine (sempre Pioli dixit…) non basta. Significa che per andare in Europa serve altro, che per vincere le partite serve altro, che due pareggi su tre valgono meno di una vittoria e due sconfitte. Che per segnare un gol in più degli avversari bisogna giocare, attaccare, proporre schemi, idee… Bisogna avere equilibrio (ci mancherebbe) ma anche un po’ di fantasia, bisogna avere coraggio, intraprendenza ma allo stesso tempo lanciare segnali: di fiducia alla propria squadra, di terrore a quella avversaria. Sopratutto, caro mister (ripetiamo, persona splendida, padre di famiglia, bla, bla, bla…) non si può andare in sala stampa e dire: “su 23 partite abbiamo perso solo 5 volte”. Al contrario si va in sala stampa e si ammette: su 23 partite ne abbiamo vinte solo sette. Con l’immediato intento di migliorare. Comunque, mancano 15 partite alla fine, 45 punti potenziali, gli avversari sembrano aspettare, la Fiorentina squadra giovane di solito fiorisce a primavera. Tutte speranze legittime, plausibili. Com’è plausibile che per andare in Europa servono minimo 60 punti. Ne mancano 28. Diciamo 8 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte? Divertiamoci a fare previsioni: tre punti con Frosinone, Bologna, Empoli, Cagliari, Spal, Parma, Sassuolo e Torino. Un punto con Lazio, Milan e Atalanta. Zero con Juve, Roma ed Inter. Che dice mister, ce la facciamo? Tentiamo? Almeno proviamoci: alziamo i terzini, schieriamo il tridente (vero, non presunto), magari rischiamo di prendere un gol per poi farne due… Insomma, azzardiamo. Se va male arriveremo decimi, proprio come oggi.

  • Come si suol dire, piove sul bagnato. E non solo in senso meteorologico. German Pezzella, novello Enrico Toti, rischia di star fuori almeno un mese. Sempre che non siano interessati i legamenti. E ci preoccupa la dichiarazione di Pioli che nel dopo partita ha detto: “L’anno scorso avevo tre figure carismatiche sulle quali appoggiarmi: Astori, Pezzella e Badelj”. Silenzio in sala. Per motivi diversi, diversissimi, oggi nessuna delle tre è presente. Domenica c’è la Spal, poi Inter, Atalanta e Lazio. Nel mezzo ancora i bergamaschi per la semifinale d’andata di coppa Italia. Il vero, concreto, sensibile obiettivo stagionale. E noi rischiamo di affrontare questo filotto con Milenkovic-Vitor Hugo difensori centrali (al netto di infortuni e squalifiche), riserve Ceccherini ed Hancko. E con solo due terzini: Laurini e Biraghi. E basta. A meno che qualcuno non voglia considerare il giovane greco Antzoulas come il nuovo Manolas. Insomma, l’assenza di Pezzella rischia di pesare maledettamente. Sul campo e fuori dal campo. Rischia di compromettere una stagione vissuta vivacchiando, che però (bontà sua) ha vissuto un’impennata con il 2-0 sul Torino ed il 7-1 sulla Roma. Una semifinale di coppa Italia (contro la pari grado Atalanta) che ci evoca dolci ricordi, che avrebbe (sopratutto) il potere di regalare finalmente una gioia al popolo viola. Che aprirebbe vivaddio la bacheca dei Della Valle, e chissà… riporterebbe il sereno in casa Fiorentina. Fino al prossimo mercato, fino al tormentone Chiesa. Dipende molto da German Pezzella, l’ultimo generale dell’esercito di Pioli.

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