Due anni fa, quando era in corsa per diventare presidente della Lega Serie A, Andrea Abodi si proponeva come “l’unico in grado di mettere d’accordo tutti”. Alla fine ci è riuscito: per la prima volta le 20 squadre di Serie A sono unite, sì, ma contro di lui. Meglio:
contro la riforma Abodi per assegnare al governo il controllo sui bilanci delle società professionistiche. Il ministro per lo sport ha contro tutto il mondo sportivo italiano. Dal Coni alla Federbasket, dalla Federcalcio a tutte le squadre della Serie A. «Evidenziate criticità formali e sostanziali», ha scritto la Figc nella sua nota. «Non siamo stati informati dal ministro», ha detto il presidente della Federbasket Gianni Petrucci, a cui l’informazione di questo intento riformista è arrivato dal collega della Figc Gravina. “C’è il forte rischio di un condizionamento dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, e totale mancanza di considerazione del mondo del basket, chiamato in causa solo quando deve concorrere a oneri previsti a carico dei club di calcio”, recita una nota della Fip e della Serie A basket. Questa opposizione ha prodotto un primo risultato: entro la fine della settimana Abodi convocherà un tavolo con tutti gli interlocutori. Anche se le posizioni di partenza sono lontanissime: per il governo non è in discussione la norma ma è pronto ad aprirsi al dialogo. Calcio e basket sono tranchant: parliamo, sì, ma noi non la vogliamo. E quindi la bozza con le modifiche al primo testo, annunciata per ieri, è ancora in fase di gestazione. Vedrà la luce solo dopo quel tavolo di confronto. Ma Abodi è pronto ad andare oltre: la norma non sarà più inserita nel decreto agricoltura, come immaginato inizialmente, ma in un “decretino” ad hoc sullo sport, abbastanza light. Che conterrebbe anche norme più piccole, chieste dalle varie federazioni, ad esempio per sbloccare la possibilità di pagare rimborsi ai giovani arbitri che si spostano all’interno dello stesso comune (oggi non è possibile). Ma l’impressione è che a più largo spettro, il governo non voglia fermarsi qui. E anzi abbia in agenda di occuparsi anche della
giustizia sportiva e degli arbitri, altri due segmenti dello sport professionistico per cui da anni si parla di indipendenza. Un’agenda
sport che però non si materializzerà a brevissimo. E che a oggi è del tutto teorica. Ma lo sport non starà a guardare. Anche perché potrebbe avere efficaci armi dissuasive. La più potente l’ha già attivata: dell’intera questione infatti sono state informate la Uefa e la Fifa, sempre molto attente alle ingerenze della politica nello sport più amato del mondo. Chi a Nyon e Zurigo ha ricevuto informalmente la prima bozza ha storto il naso. Ovviamente però per decidere se prendere una posizione ufficiale si aspetteranno atti formali. Il calcio spera comunque di trovare a quel livello un alleato. In fondo nessun campionato in Europa, a oggi, ha controlli sui conti affidati alla politica. «E i nostri pareri sono basati su atti oggettivi e pubblici», ricorda Germana Panzironi, presidente della Covisoc, la commissione che vigila oggi sui bilanci delle società di calcio professionistiche. «Non mi esprimo su un’iniziativa di un governo legittimamente votato. Ma noi facciamo un controllo documentale e formale su regolamenti approvati dal Coni, che è un ente pubblico e diamo pareri su cui decide la Figc. Tutto è perfettibile, io sono alla Covisoc da 4 mesi e per quello
che mi risulta non ci sono problemi o criticità. Essendo solo una commissione tecnica nell’ordinamento sportivo Covisoc non ha poteri ispettivi e funzioni pubblicistiche. In questo assetto, c’è certamente qualcosa che è possibile oliare». Di certo il lavoro per le
iscrizioni al prossimo campionato è già iniziato. «Le scadenze son stabilite da regolamento e perentorie. La prossima è il 31 maggio.
Se da qui a quella data nascesse una nuova agenzia pubblica? Noi applicheremo le norme, ma le licenze nazionali hanno tempi stringenti. Se dovessero essere allungati per motivi di duplicazione di funzioni rischieremmo il cortocircuito». Lo scrive La Repubblica