
Parigi è a un passo. Una ventina di chilometri per lasciare la Ville Lumière e arrivare nel dipartimento della Senna-Saint-Denis. Bondy, la banlieue, la periferia. Dove tutto è orgoglio, appartenenza, speranza. “Bondy, ville des possibles”, si poteva leggere su un murale fino a poco tempo fa prima che venisse ordinato di ripulire tutto e di cancellare così anche quel sorriso di Kylian Mbappé dipinto e impresso nei cuori dei suoi abitanti (poco più di 50 mila) che ne rivendicano le origini. È qui che tutto è iniziato. Ed è qui che un altro talento ha incantato tenendo il passo, a volte superandolo, della stella del Psg che dà la caccia al secondo titolo mondiale di fila in Qatar, scrive la Repubblica.
È Jonathan Ikoné: stesso anno di nascita (1998), sei mesi più anziano di Kylian, stesso amore per il football e un’amicizia nata quasi per caso. Perché “Jorko” da bambino sfidava gli altri ragazzini per strada. “Le petit Messi”, qualcuno soffiava. Impossibile togliergli la palla dai piedi, impossibile prenderlo in velocità. «Non c’era paragone con Mbappé, il più forte era lui», confiderà un amico di entrambi.
Cosa ricorda di quegli anni, Jonathan? «Da bambino pensavo soltanto a divertirmi. Avevo un campo dietro casa mia: terra, polvere, sabbia. Un giorno però non fu più possibile giocarci e così andammo per strada».
Un amore totale per il calcio, insomma… «Mio padre era calciatore, i miei fratelli anche. Ho sempre giocato a calcio, ho sempre avuto il pallone tra i piedi. Ho conosciuto il calcio per strada, l’ho imparato tra una sfida e l’altra sull’asfalto. A Bondy tutti amano il football. Prima non c’erano neanche campi di basket o di altro. C’era solo il calcio».
E chi l’ha notata, per primo? «Mio padre che mi guardava giocare dalla finestra di casa. Non voleva che stessi per strada e così decise di iscrivermi alla scuola calcio di Bondy».
Qui ha conosciuto Mbappé? «Si, io sono cresciuto con la mia famiglia e con quella di Kylian. Avevo sei anni quando sono arrivato nel club della mia città. Suo padre, Wilfried è stato il mio primo allenatore».
Come sono stati quegli inizi? «Molto belli. Wilfried mi ha insegnato le basi del calcio che mi sono servite nel corso della mia carriera: è stato un allenatore molto importante e preparato. Mi ha seguito in tutte le tappe a Bondy: seguiva me e suo figlio alla stessa maniera. Ha allenato una generazione di fenomeni».
Ikoné abbassa la testa e guarda alcune immagini sul tavolo: Mbappé che indossa la sua maglia, loro due bambini a giocare sui campi di periferia, Kylian che scende negli spogliatoi per festeggiare il suo amico alla prima apparizione con la Nazionale francese. «Dicono che insieme eravamo devastanti, dovevano dividerci per non creare troppo scompiglio agli avversari. Oggi abbiamo lo stesso ottimo rapporto di quando eravamo piccoli. Non è cambiato niente, siamo sempre amici. E anche se adesso siamo lontani, ci scriviamo e ci mandiamo delle foto»
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