Ormai da anni la Grecia è solcata da tensioni politiche e sociali non di poco conto e, con buona ragione, in tutto questo è logico che il calcio passi in secondo piano. Tuttavia, l’ultimo episodio di pura follia che ha portato alla sospensione di tutti i campionati, cosa che si ripete a distanza di due anni quando una serie di violenti scontri negli stadi indussero il governo Tsipras a bloccare il mondo del calcio che ripartì poco più di un mese dopo con l’obbligo di disputare tutte le partite a porte chiuse, ha rischiato veramente di trasformarsi in tragedia. Infatti, secondo quanto riportato dai media ellenici, la casa del presidente della commissione arbitrale, Giorgios Bikas, è stata data alla fiamme e, secondo gli inquirenti, dai primi sopralluoghi pare che l’incendio sia di natura dolosa. Da qui la decisione di porre un freno alla scia di violenza, senza contare la corruzione diffusa che ha costretto la Fifa a porre sotto commissariamento la Federcalcio greca, sospendendo tutti i campionati fino a che le autorità non avranno fatto chiarezza sull’accaduto. Quello che ha visto come protagonista Bikas non è nemmeno un evento isolato infatti, come raccontato dal presidente vittima dell’aggressione, alcune settimane fa un altro arbitro greco era stato raggiunto e minacciato sotto casa da persone la cui identità è ancora ignota.