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6,5 AL MERCATO VIOLA. PRADE’, FURIOSO CON L’UDINESE, MANCA IL COLPO FINALE. ED ORA NON CI RESTA CHE IL 3-5-2… L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI.
Editoriali

6,5 AL MERCATO VIOLA. PRADE’, FURIOSO CON L’UDINESE, MANCA IL COLPO FINALE. ED ORA NON CI RESTA CHE IL 3-5-2… L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI.

Stefano Borgi

3 Settembre · 01:50

Aggiornamento: 3 Settembre 2019 · 02:01

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di Stefano Borgi

Avremmo voluto dare 7 al mercato viola, magari con riserva. Chessò un sette meno, un sette meno meno… però 7. E invece diamo 6,5. Pieno, convinto, ma pur sempre 6,5. Anche perchè ho sempre ritenuto, fin dai tempi della scuola, questi voti “incerti” sinonimo di scarsa personalità da parte del professore. Sei da 7 ma… Saresti da 7 però… O sono da sette o non lo sono, questo pensavo. Lungi da me dal considerarmi oggi docente di calcio, ma chiamato a dare un voto al mercato della Fiorentina mi ritrovo senza certezze. Incerto, come il voto. Ma andiamo con ordine (di reparto): Caceres, Lirola, Dalbert, Badelj, Pulgar, Ribery, Ghezzal, Boateng e Pedro. Più il baby Duncan, cugino di Gerrard, definito in patria il nuovo Rooney. E ci fermiamo qui. Raccontato così, il mercato è certamente da sette. Un centrale duttile di grande esperienza (Caceres), due terzini/esterni di gamba e buona tecnica (Lirola-Dalbert), finalmente un regista (Badelj), un todocampista titolare del Cile protagonista in Coppa America (Pulgar), un esterno che… basta il nome (Ribery), un jolly d’attacco (Boateng), ed un centravanti brasiliano di 22 anni che, al netto degli infortuni, in patria viene considerato un crack: (Pedro). In più l’algerino Ghezzal, profilo forse minore, ma proveniente da un campionato “performante” come la Premier. E allora perchè solo 6,5 e non un 7 pieno? Considerando (come ipotetici alibi) lo scarso appeal di una squadra senza Europa, che l’anno scorso si è salvata all’ultima giornata, ed i prezzi che lievitano di fronte ad una proprietà nuova, entusiasta, a detta di molti “obbligata” ad investire per non deludere i nuovi tifosi? A questo poi aggiungiamo Federico Chiesa, che non ha fatto la fine del Baggio di Cecchi Gori, una meglio gioventù florida e promettente, alcune cessioni remunerative: una su tutte Simeone al Cagliari per 16 milioni. Un vero capolavoro. Il perchè è presto detto: i tre acquisti più prestigiosi, Caceres, Boateng e Ribery hanno rispettivamente 32 (i primi due) e 36 anni. Con tutti i rischi del caso. Pedro, la nuova stella dell’attacco, è reduce da due crociati ed un infortunio muscolare che lo tiene fermo da metà agosto. Per ultima… la gioventù sopracitata. Che, in assoluto ed in prospettiva, è un pregio. Ma nel presente è un’incognita, come abbiamo visto nelle prime due partite di campionato. E poi il colpo finale… rimasto in canna. De Paul, Politano, Raphinha, Berardi, scegliete voi… per ognuno di questi Pradè si era speso ed avrebbe speso, ma ahimè… proprio sul filo di lana chi ha sparato alto, chi ci ha ripensato, chi ha cambiato le carte in tavola. A proposito, secondo quanto ricostruito da Labaroviola, il 30 agosto, poco prima della presentazione di Dalbert, Daniele Pradè avrebbe avuto una lite dai toni accesi con Pozzo, presidente dell’Udinese. Che, quando l’affare sembrava fatto (addirittura qualcuno pensava che il DS viola lo avrebbe annunciato a margine della presentazione del brasiliano) si è rimangiato tutto, cambiando i termini dell’accordo. Ripetiamo, praticamente concluso. Pradè ci è rimasto malissimo, e la faccia contrita (eufemismo) del dirigente viola in conferenza stampa, la diceva tutta. Insomma: facendo un conto totale assegniamo al mercato viola un largo 6,5 tendente al 7. Proprio come quei professori che non sopportavo, secondo la più classica delle leggi del contrappasso.

  • Chiusa finale in chiave tattica. Come dovrebbe fare ogni buon allenatore (modulare la squadra secondo gli elementi a disposizione, e non il contrario…) riteniamo che la Fiorentina dovrebbe schierarsi con un 3-5-2 di montelliana memoria. Eh già perchè il “primo” Montella fece innamorare Firenze proprio con questo modulo che vedeva Roncaglia, Gonzalo e Savic dietro, Cuadrado e Pasqual sugli esterni, Pizarro, Borja ed Aquilani a centrocampo, Ljajc e Jovetic di punta. Fu spettacolo a volontà e risultati in serie. Questo per dire che l’aeroplanino saprebbe già come fare… Seppur con diverse caratteristiche (ed anche diversa qualità, la squadra del 2012 era obiettivamente superiore), vedremmo una difesa a tre con Milenkovic, Pezzella, Caceres, Lirola e Dalbert sugli esterni, Badelj, Pulgar e Castrovilli (o Benassi, o Zurkowski) a centrocampo. E a girare Chiesa, Ribery e Pedro di punta. Sopratutto abbandoneremmo il centrocampo a due, già proposto con Monza in coppa Italia e Napoli in campionato, oppure il 4-3-3 schierato a Genova con due esterni d’attacco (Chiesa e Sottil) che non rientrano e non coprono. Col risultato di squilibrare la squadra e sguarnire il centrocampo. La domanda, già proposta da Labaroviola, è sempre la stessa: riuscirà questa squadra ad andare in Europa? (LEGGI QUI) Prade’ ha dichiarato che questo sarà un anno di transizione (errore il solo dirlo) e che dalla stagione prossima la Fiorentina sarà competitiva a tutti i livelli. Però serve l’Europa, serve rendere il brand Fiorentina appetibile a grandi nomi, certamente superiori a quelli attuali. Forse con l’Europa in tasca, gente come De Paul, Politano e Raphinha sarebbero arrivati, chi può dirlo? La certezza è che, mettendo sul piatto le amichevoli periferiche del giovedì… è tutto più difficile.

(ha collaborato Gabriele Caldieron)

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