15 Dicembre 2025 · Ultimo aggiornamento: 17:52

Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
Scugnizzo Viola: “Ne servi, ne complici. Solo traditi. Adesso basta, andate via da Firenze!”

Lo Scugnizzo Viola

Scugnizzo Viola: “Ne servi, ne complici. Solo traditi. Adesso basta, andate via da Firenze!”

Francesco Pistola

15 Dicembre · 16:09

Aggiornamento: 15 Dicembre 2025 · 16:09

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Quindici giornate, zero vittorie. Non è crisi. È disfatta. Smontatevi il Viola Park e non fatevi più vedere

C’è un momento, nella vita di un tifoso, in cui smetti di arrabbiarti.
Non perché ti sia passata, ma perché sei esausto.
Quel momento è arrivato.

Quindici giornate di campionato.
Zero vittorie.

Non è un numero: è una sentenza.
È il punto esatto in cui non puoi più raccontartela, non puoi più parlare di “episodi”, non puoi più aggrapparti alla sfortuna. Qui non siamo davanti a una crisi: qui siamo davanti a una Fiorentina che non esiste più come entità sportiva.

Questa squadra non perde soltanto le partite.
Perde tempo. Perde rispetto. Perde i tifosi.

COMMISSO: IL SILENZIO È UNA COLPA

Rocco Commisso non c’è.
E non è un’opinione, è un fatto.

Il presidente della Fiorentina è diventato un’entità astratta, buona solo quando c’è da tagliare un nastro o fare un comunicato. Quando la squadra sprofonda, invece, sparisce. Nessuna parola, nessuna assunzione di responsabilità, nessun segnale di vita.

E no, non basta aver messo i soldi.
Il calcio non è beneficenza e non è nemmeno un fondo d’investimento da seguire a distanza. Il calcio è presenza. È pressione. È guida. E oggi la Fiorentina è orfana del suo presidente.

Il silenzio, in questo momento, non è eleganza.
È menefreghismo.

UNA SOCIETÀ CHE HA SCAMBIATO IL CALCIO PER UN’AZIENDA

Il disastro non nasce in campo. Nasce sopra.

Questa dirigenza non conosce il calcio. Non lo sente, non lo respira, non lo capisce. Alessandro Ferrari può anche essere un manager preparato, ma qui non servono manager: servono uomini di calcio, capaci di leggere una crisi prima che diventi irreversibile.

Invece si va avanti per inerzia, per convenienza, per paura di ammettere di aver sbagliato. Si tengono dentro persone inadatte, si fanno mercati confusi, si allungano contratti senza una logica tecnica. Il risultato è una Fiorentina senza identità, costruita come un puzzle sbagliato.

Qui non manca un giocatore.
Qui manca un’idea.

I CALCIATORI: TUTTI COLPEVOLI, NESSUNO LEADER

Scendono in campo con la faccia di chi deve scontare una pena.
Nessuno che alzi la voce, nessuno che trascini, nessuno che dica “datela a me”. Solo passaggi orizzontali, paura di sbagliare, corse a vuoto.

Questa squadra non ha personalità.
E senza personalità, il calcio non lo giochi: lo subisci.

IL CENTROCAMPO: IL CIMITERO DELLA FIORENTINA

Il cuore della squadra è morto.
E i responsabili hanno nomi e cognomi.

Mandragora: da simbolo a problema

L’anno scorso era stato uno dei pochi a salvarsi. Quest’anno è l’ombra di se stesso.
È rimasto contro voglia, ha strappato l’aumento e ha spento l’interruttore. Non guida, non combatte, non trascina. È il manifesto della Fiorentina attuale: appagata, molle, senza fame.

Sohm: il nulla tecnico ed emotivo

Sohm non è da Fiorentina.
Non per cattiveria, ma per evidenza. Non ha coraggio, non ha forza, non ha presenza. Gioca sempre all’indietro perché ha paura del pallone. È un acquisto completamente sbagliato, figlio di una gestione che compra senza sapere cosa serva davvero.

Fagioli: la testa che tradisce il talento

Qui il discorso è più crudele.
Perché il talento c’è, ma è intrappolato. Fagioli gioca con un macigno sulla testa. Il passato lo divora, lo blocca, lo rende fragile. E il campo non aspetta nessuno. Se non sei libero mentalmente, sei un problema, non una soluzione.

LA PANCHINA SMASCHERA TUTTI

Ed è qui che arriva l’umiliazione finale.
Perché quando entrano Nicolussi Caviglia e Richardson, si vede qualcosa. Non qualità superiore, ma atteggiamento. Giocano semplici, giocano avanti, giocano senza paura. Questo è un atto d’accusa gigantesco verso chi parte titolare e verso chi gestisce lo spogliatoio.

VANOLI: L’UOMO CHE NON HA CAMBIATO NULLA

Vanoli doveva essere la svolta.
È diventato la continuità del disastro.

Zero vittorie in quindici partite non sono sfortuna. Sono incapacità di incidere. Nessuna identità, nessuna evoluzione, nessuna reazione. Sempre le stesse scelte, sempre gli stessi errori. Un allenatore che non governa la crisi, la accompagna.

CONCLUSIONE: QUESTA NON È PIÙ LA NOSTRA FIORENTINA

La cosa più grave non è la classifica.
È che questa squadra non ci rappresenta più.

Non c’è rabbia, non c’è orgoglio, non c’è appartenenza. C’è solo una Fiorentina svuotata, distante, fredda. Una società che parla un linguaggio che non è il nostro. Una squadra che non lotta. Un progetto che non esiste.

E allora lo diciamo chiaramente:

Non servi.
Non complici.
Solo traditi.

Traditi da una società assente.
Traditi da una dirigenza inadeguata.
Traditi da una squadra che non ha il coraggio di essere Fiorentina.

E la cosa peggiore è che, oggi,
guardare una partita della Viola è diventato un peso.

Ed è questo il peccato imperdonabile.

Lo Scugnizzo Viola non applaude macerie.
Non giustifica fallimenti.
Non si inginocchia davanti a nessuno.

Qui non si tifa per educazione.
Qui si tifa perché il sangue è viola.
E quando qualcuno lo calpesta, va chiamato per nome.

Questa maglia non è un giocattolo per dirigenti fuori contesto.
Non è un esperimento gestionale.
Non è un paravento dietro cui nascondere l’incompetenza.

Chi non regge il peso di Firenze
si faccia da parte.
Chi non capisce questa città
non la rappresenti.
Chi pensa che basti tacere per far passare la tempesta
ha già perso.

Noi non siamo servi.
Non siamo clienti.
Non siamo numeri.

Siamo quelli che restano quando tutto crolla.
Quelli che non si comprano.
Quelli che non dimenticano.

E finché questa Fiorentina sarà senza anima,
senza rabbia,
senza dignità,

noi saremo qui a dirlo.
Con fastidio.
Con cattiveria.
Con verità.

Perché nel calcio puoi perdere.
Ma se perdi la faccia, non sei più niente.

Scugnizzo Viola

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