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Pistocchi attacca Cairo: “Dopo i suoi 19 anni è uno smacco vedere il Viola Park per tutto il Torino”
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Pistocchi attacca Cairo: “Dopo i suoi 19 anni è uno smacco vedere il Viola Park per tutto il Torino”

Redazione

29 Febbraio · 17:32

Aggiornamento: 29 Febbraio 2024 · 17:34

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Pistocchi accende la sfida tra Torino e Fiorentina parlando della differenza tra l'investimento viola e quello granata sugli investimenti

Maurizio Pistocchi, giornalista, ha parlato a Toro News a due giorni dalla sfida tra Torino e Fiorentina, queste le sue parole:

Dopo le sconfitte contro Lazio e Roma quanto sono scese le quotazioni europee del Torino? “Direi abbastanza perché come stiamo vedendo sta tornando forte il Napoli e la dimostrazione di forza a Reggio Emilia contro il Sassuolo lo conferma. Il problema del Toro è che segna poco: ha il 13° attacco del campionato e su venti partecipanti mi sembra un saldo non emozionante. Il 10° posto in classifica è una discreta collocazione. Si poteva essere un po’ più avanti con una gestione diversa di qualche partita. Però, se si considerano gli investimenti di chi sta davanti al Torino, la classifica granata è nella logica delle cose. Non è facile essere competitivi con chi investe di più. Cairo è un investitore molto attento, lo conosco da tanto tempo. Però, continuo a muovergli un appunto”. Quale? “Nella sua lunga gestione del Torino gli è sempre mancata la visione di un progetto tecnico chiaro. Mi avvalgo di un esempio. Il Napoli da quando ha ingaggiato Benitez ha sempre lavorato su uno stesso tipo di calcio: giocatori tecnici, esterni di qualità, possesso palla, prime punte in grado di legare il gioco. Da Benitez si è passati a Sarri e si è arrivati all’apoteosi con Spalletti. Quando vedo il Torino degli ultimi anni non ho l’idea di una squadra che sa davvero valorizzare i propri giocatori offensivi. Le peculiarità sono altre: squadra organizzata, fisica, solida. Però, dal punto di vista offensivo il calcio proposto non è funzionale. Non penso sia tutta colpa dell’allenatore, però ritengo che le idee di Juric sono limitanti per certi versi”.

Torniamo alla linearità del progetto della presidenza Cairo. Come avrebbe potuto agire diversamente? “Al Torino sono cambiati direttori sportivi e allenatori ma senza una logica di fondo. Nel frattempo la frustrazione dei tifosi è cresciuta. Urbano è un amministratore molto attento e un grande dirigente, ma nel calcio è stato ondivago: è passato da un tecnico all’altro senza considerare le caratteristiche di ciascun allenatore. Ha scelto allenatori molto differenti tra loro, non ha dato una linea chiara al suo lungo percorso da presidente. Del resto, è lo stesso errore fatto dal Napoli per questa stagione e solo ora si è andati nella direzione di Calzona, quella più ideale per il post-Spalletti”.

Il 30 giugno si chiude il contratto triennale di Juric: lo vede anche nella prossima stagione in sella al Torino? “Penso che Juric non rimarrà al Torino per tanti motivi perché è al Torino da tre anni e probabilmente sia lui sia Cairo hanno intenzione di percorrere strade diverse. Auspico idee chiare da parte della dirigenza granata per un possibile sostituto perché è inevitabile pensare a un Torino con altri obiettivi. Da troppi anni è considerato un nobile decaduto e quando si parla del Torino si deve andare troppo indietro negli anni. Il Toro dev’essere una vera realtà del nostro calcio. Ha bisogno di introdurre più Buongiorno dal proprio settore giovanile e tra l’altro non sarà facile trattenere Buongiorno in prospettiva. Comunque, va migliorato il settore giovanile e bisogna imitare quello che fanno i grandi club. Credo che per tutto il mondo Toro vedere la Fiorentina con il Viola Park sia uno smacco, soprattutto dopo 19 anni di presidenza di Urbano Cairo. Del resto, il valore di un club sta nelle strutture, oltre che nei tesserati”.

E secondo lei Cairo rimarrà ancora a lungo al timone del Torino? “Mi auguro che Urbano resti presidente del Toro ancora per tanti anni, anche se so che molti tifosi non sposano questa mia affermazione. Però, deve avere un progetto da perseguire: non può andare avanti a vista. Deve costruire una realtà Torino che un giorno possa diventare appetibile per un fondo o per un proprietario straniero o per un altro grande imprenditore. Il Torino ha un brand unico che va tutelato e valorizzato al massimo”.

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