Il tecnico della Fiorentina, Stefano Pioli ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ad Alessandro Rialti de Il Corriere Dello Sport dal quale vi proponiamo uno stralcio:
Qual è il suo giudizio sul mercato?
«Assolutamente positivo, non mi piace dare i numeri. Lo scorso anno abbiamo dato inizio ad un progetto: dei senatori erano rimasti solo Davide (Astori, ndr) e Badelj. E quello è stato l’anno della ricostruzione di un progetto a medio-lungo termine. Questa, invece, deve essere la stagione in cui consolidare il tutto, con la conferma di chi, fin qui, ha dimostrato di essere un giocatore da Fiorentina, e l’inserimento di chi abbiamo ritenuto essere funzionale. Per questo abbiamo puntato su elementi in ascesa, giocatori bravi nell’uno contro uno, che con una mossa possano aiutarci a vincere, come Pjaca, Mirallas, Edimilson e Gerson».
Dunque, ha condiviso passo dopo passo le mosse degli uomini mercato?
«Sì. Siamo andati alla ricerca della qualità per mettere in pratica il calcio che io ho in mente. Adesso c’è solo bisogno di cominciare a giocare, per trovare intensità e ritmo».
Davvero i margini di miglioramento del gruppo sono enormi?
«Sì. Le parole dette fin dal primo giorno da Mirallas, per esempio («ogni allenamento sarò un po’ una guerra, perché io sono qui per giocarmi il posto», ndr) riassumono bene lo spirito del gruppo. Questa è una Fiorentina dalle grandi potenzialità che dovremo tirare fuori».
Può essere un valore aggiunto la “fame” di questi ragazzi?
«Allenare dei giovani, per me, è un pregio, sono vogliosi, danno anima e cuore in allenamento. Io sono stato chiaro: voglio vederli concentrati sulla singola partita. I conti si faranno alla fine, l’importante è non lasciarsi distrarre. Questa è una Fiorentina che può vincere sempre, deve solo trovare il modo per farlo. Con lo spogliatoio sono stato chiaro: devono giocare sempre come se fossero nel campetto del cortile. Lì, se hai il pallone ai piedi cerchi di costruire l’azione e fare gol. Se sei sotto pressione, fai di tutto per spezzare la manovra e ripartire. E se anche prendi gol, riparti a cento all’ora per riacciuffare il pareggio e ribaltare il risultato. Per fare risultato c’è da giocare meglio dell’avversario».
E’ convinto, dunque, che possiate essere protagonisti di una stagione importante.
«Nel momento più duro, dopo la scomparsa di Davide vi dissi che il nostro compito sarebbe stato quello di far germogliare il seme che il capitano ci aveva lasciato».
Il 4-3-3 è il modulo di riferimento?
«Si, l’idea di base è quella di giocare con questo schema, anche se non sono uno che si fossilizza coi numeri né con le persone. E’ evidente che in testa abbia un undici titolare, le gerarchie sono normali, ma i giocatori sanno che tocca a loro farmi cambiare idea. Statisticamente non ho mai iniziato e finito con una squadra».
La partenza di Badelj ha innescato un cambio a centrocampo: nessun regista, solo mediani.
«Quello che conta, nel mezzo, sono la visione di gioco, il dinamismo e il tempismo. Veretout è fantastico: la mia idea è stata fin da subito quella di spostarlo al centro e lui si sta divertendo. Quello che conta non sono le qualità del singolo, ma che le caratteristiche del reparto si sposino alla perfezione».
Il vostro elemento elemento di qualità è Gerson.
«Di grandissima qualità, che deve sempre pretendere da se stesso, ma non è il solo. Edimilson ha un fisico importante, ma ha più qualità che stazza. Attenzione a Benassi, uno che temo venga sottovalutato ma che sa prendere posizione in campo. Norgaard ha una visione di gioco importante».