
Paulo Sousa ha parlato a TMW, queste le sue parole sul campionato di serie A e sulla Fiorentina:
“Ogni calciatore ha un margine enorme di crescere all’interno di un sistema. L’adattamento può non esserci ma guardate Vecino: con noi a Firenze, per esempio, è diventato anche un costruttore. Secondo me, quando hai la capacità economica di prendere il giocatore giusto per lo schema giusto, i processi possono essere più facili o veloci. Però poi c’è sempre un altro punto: i tempi di connessione coi nuovi compagni. Il calcio ha una complessità enorme. Ci sono tante identità, passaporti, culture, caratteristiche e devi creare una sola identità dove il giocatore deve percepire se il compagno riceve nei piedi o nello spazio, corto o lungo, è tutto complesso”.
Ancor più in fase d’attacco
“Questa complessità aumenta quando lavori nei processi offensivi: spazio e tempi d’occupazione, compagno, avversario… Tante complessità che ti costringono a prendere la scelta giusta nel momento giusto. I processi acquisitivi, guidati nell’allenamento da un allenatore, dove il calciatore scopre il perché e il quando, allora riesce ad adattarsi a qualsiasi sistema e avversario, a qualsiasi dinamica e compagno E’ qualcosa che amo fare e vedere: la crescita dei giocatori in questa intelligenza tattica, li aiuta a sviluppare questa capacità mentale che li fa crescere come persona”.
E’ un trattato di tattica e filosofia che portiamo in Italia?
“Il risultato è davanti a tutto ma il processo è aiutato dal risultato. L’Italia? L’ ho vinto, ho provato emozioni come calciatore e allenatore. Mi sento a casa, è qualcosa che ho come idea ma dovunque possa stare, come tecnico durante o all’inizio della stagione, dico che il focus è nella conoscenza dei giocatori. Per capire le loro identità, per creare con loro un’identità comune, per crescere tutti in un modo dove possiamo trovare emozione durante l’allenamento. E questo lo fai avendo successo, per competere sempre al massimo, anche quando gli avversari sono più forti: la mentalità ti rende convinto di competere sempre al massimo livello. La crescita che senti in questo percorso acquisitivo ti dà le convinzioni giuste per misurarti al top”.
Che campionato vede in Serie A?
Come la scorsa stagione, ancora di più, dico che c’è tanto equilibrio in alto e tanto in basso. Questo rende il campionato più affascinante: basti vedere la Premier, l’imprevedibilità del risultato, anche con le piccole, rende il prodotto più vendibile. Basti vedere il Nottingham che non dà opportunità al Liverpool: questo ti porta a vendere meglio il prodotto. Poi, in certe annate così, dove non hai una grande in fuga, hai piazze come Napoli, come Firenze, dove quando c’è un’armonia tra interno ed esterno, riesci a vincere.
Passo indietro. La sua esperienza alla Fiorentina
“Alzo le mani e dico che ai miei tempi potevo fare qualcosa diversamente: anche con le mie convinzioni, con le mie necessità, riconosco e dico che doveva essere diverso il modo in cui ho comunicato all’interno e all’esterno. E’ quello che dicevo su Napoli e Firenze: sono piazze passionali, squadre uniche, c’è amore vero per il club. E’ un grande vantaggio quando c’è armonia tra i tifosi e all’interno della società, tra tecnico, giocatori, dirigenti. Quando c’è una linea sola c’è una forza superiore rispetto agli altri”.
Che ne pensa del momento difficile di questa Fiorentina?
“Vincenzo Italiano sta facendo benissimo, mi piace, lo seguo da quando era in Serie B. Col tempo andrà a definire ancora meglio i concetti del suo modello di gioco”.
Certo è che perdendo Vlahovic davanti…”
“Cabral e Jovic sono diversi da Vlahovic, è difficile trovare quello simile o uguale. C’è bisogno di adattabilità, le caratteristiche sono diverse e devono aiutarli ad esaltare le caratteristiche dei singoli”.
In mezzo, nell’asse centrale, via anche Torreira
“All’inizio della stagione è stata una trattativa complessa, ma Amrabat sta facendo benissimo, con e senza palla. E’ un giocatore molto completo”.
DA DOVE NASCE L’AGGRESSIONE AL TIFOSO INTERISTA