«Sono esterrefatto. È un comportamento che si qualifica da solo». Sandro Mencucci, fiorentino doc e per 17 anni dirigente della Fiorentina nell’era Della Valle, non se l’aspettava. Alla festa di Natale dei commercialisti fiorentini organizzata al Viola Park lui non è potuto andare, nonostante regolare iscrizione all’Ordine e relativo pagamento della quota per la cena: la Fiorentina infatti, prima di affittare la sala, aveva chiesto e ottenuto di poter verificare la lista di invitati in modo da porre eventuali veti. Tramite la sua segreteria così, la società ha fatto sapere al presidente dell’Ordine dei commercialisti Enrico Terzani che Mencucci non era da considerarsi ospite gradito in quanto ex dirigente della vecchia proprietà viola.
Un fulmine a ciel sereno, per chi aveva organizzato la serata (400 invitati e 12 mila euro già pagati per l’affitto del ristorante del Viola Park) e per lo stesso Mencucci, attuale amministratore delegato del Lecce di Pantaleo Corvino e da sempre tifoso viola. Il tutto è accaduto lunedì scorso, quando Mencucci, insieme al suo Lecce, si trovava al Castellani di Empoli per giocare il posticipo pomeridiano contro gli azzurri. Prima la partita, poi la prima volta al Viola Park. Almeno questo era il programma iniziale, anche perché la serata tra commercialisti doveva essere speciale soprattutto per Greta, la figlia di Sandro, neo iscritta all’Ordine e per questo nella lista dei giovani da premiare nella nuovissima casa della Fiorentina.
La storia invece è andata diversamente, anche perché neppure Greta ha partecipato all’evento. Mencucci, molto rammaricato, si è limitato a dirsi «esterrefatto», mentre l’Ordine dei commercialisti, almeno ufficialmente, non ha voluto commentare, anche se il suo presidente Terzani, proprio durante la cena di auguri al Viola Park, qualcosa aveva fatto intendere: «Oggi registriamo un sold out nelle presenze — aveva detto tramite la web tv dell’Ordine dei giornalisti — qualcuno purtroppo è rimasto fuori e questo ce ne dispiace».
Imbarazzi a parte, non è la prima volta che al Viola Park accadono episodi del genere. Il più chiacchierato è stato sicuramente quello che ha visto il giornalista Francesco Matteini, sgradito alla proprietà viola e per questo non ammesso alla partita della Fiorentina Primavera (la prima a porte aperte) nonostante regolare biglietto d’ingresso pagato. «Alla mia risposta che avevo pagato un biglietto» il direttore generale viola Joe Barone «ha estratto una mazzetta di banconote e mi ha infilato in tasca 50 euro», raccontò lo stesso Matteini in un comunicato poi diffuso dal sindacato giornalisti.
«Chi non fa il bravo qui non entra», ribadì Rocco Commisso nel giorno dell’inaugurazione del centro sportivo di Bagno a Ripoli, mentre il sindaco Francesco Casini si disse «dispiaciuto» per l’accaduto e si mise «a disposizione per trovare un’occasione di chiarimento» tra le parti. Occasione di chiarimento che a questo punto sarebbe utile anche con altri. Intanto però la logica dei «cartellini gialli e cartellini rossi» al Viola Park (parole di Commisso), prende sempre più campo. Lo scrive il Corriere Fiorentino
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