Era iniziata nel migliore dei modi, finisce malissimo, con la prima sconfitta stagionale del Napoli. Lo Spartak Mosca espugna il Diego Armando Maradona, vincendo col risultato largo di 3-2, cambiando la storia di una serata che sembrava, per Luciano Spalletti e i suoi, quella giusta per centrare il primo successo europeo da quando il San Paolo non si chiama più così. Invece, il gol di Eljif Elmas, il più veloce di un’italiana in Europa League, arrivato dopo appena 13 secondi, è soltanto un’illusione.
Pure dannosa, perché trovato l’immediato vantaggio gli azzurri s’immaginano un copione in discesa contro uno sparring partner. Si permettono persino il lusso, Petagna e Zielinski, di divorarsi palle gol su palle gol. A rovinare la narrazione, ecco Mario Rui: intervento durissimo, rosso inevitabile, Napoli in dieci per un’ora. È la mazzata che abbassa ulteriormente una squadra già fin troppo schiacciata: da lì in poi, progressivamente, i russi di Rui Vitoria prendono campo e coraggio. Trovano il gol, quello del pari, firmato Promes e soprattutto legato a una disattenzione difensiva. Poi arriva il 2-1, ancora un errore individuale, e il 3-1, questo di avventatezza oltre che morbidezza.
Ci sarebbe spazio e tempo per l’onta del 4-1, ma lo Spartak spreca e Victor Osimhen, sempre lui, subentrato a Petagna, firma il 3-2 che vale soltanto un’altra speranza, anch’essa delusa, di una nuova rimonta nel concitato finale, segnato anche dalla paura per il testa a testa del portiere ospite con un compagno. Questa volta, l’impresa non si concretizza e non ce ne sarebbe stato in realtà neanche bisogno, per come si era messa la partita. Il Napoli, primo soltanto in una classifica letta al contrario di un girone che nessuno si aspettava potesse essere così (ha perso anche il Leicester, col Legia), fa i conti con una batosta inaspettata. Resta la domanda: basta per far inceppare la macchina? Forse no, Spalletti ha risorse e idee a sufficienza. Da un certo punto, aver volato in alto come Icaro rispetto a un avversario può anche riportare per terra Koulibaly & Co. Non sono imbattibili, è una cosa che prima o poi si scopre. Ma ci sarà da capire come reagiranno a una sconfitta sadomaso, dovuta com’è stata a erorri propri, anche più che meriti altrui.
Turnover senza esagerare, per il tecnico azzurro, che riporta Meret tra i pali e Manolas in difesa con Koulibaly. Fuori Anguissa, dentro Elmas; in attacco turno di riposo per Osimhen, da centravanti gioca Petagna.
Se il Napoli avesse tirato sul calcio d’inizio, probabilmente ci avrebbe messo di più a segnare. Il gol che sblocca la gara arriva infatti dopo appena 13 secondi: lo segna Elmas, approfittando di una topica clamorosa di Maksimenko su cross dalla trequarti sinistra di Insigne. Il macedone, che contende (questione di centesimi) a Sykora il record per la rete più veloce di sempre in Europa League, mette in discesa una partita che si presenta sin dalle primissime battute più che abbordabile. La squadra di Spalletti sfiora il raddoppio a getto continuo: Petagna pecca due volte in freddezza, Di Lorenzo con una bella spaccata mette paura alla sgangherata retroguardia russa.
A mettere i bastoni fra le ruote dei partneopei, ci pensa il terzino portoghese: fallaccio su Moses, inizialmente l’arbitro Kružliak sceglie il cartellino giallo. Dopo controllo al monitor, gli sventola sotto il naso un inevitabile rosso: in dieci, diventa tutto più complesso per la squadra di casa, che abbassa parecchio il proprio baricentro. Ciò non di meno, sui piedi di Zielinski arriva un’altra palla del 2-0: in curva. Passata la paura e incassata la superiorità numerica, lo Spartak ci crede e alza i giri del motore. Fino all’ultimo, non crea grandissimi pericoli. Nel finale, guadagna un penalty: contatto Promes-Politano, il direttore di gara indica il dischetto. Ne nasce una mezza rissa, a certificare la tensione in campo. Il rigore, per la cronaca, sfuma via nell’intervento questa volta salvifico del VAR, che chiarisce come sia l’attaccante dello Spartak a pestare il piede dell’avversario. 1-0 all’intervallo, ma sembrava tutto molto più facile.
Alla ricerca della scossa, il tecnico toscano butta dentro Anguissa e Osimhen alla ripresa della partita. I risultati sono piuttosto modesti: proprio il centravanti nigeriano non tiene una palla che diventa una ripartenza molto pericolosa e un corner infine decisivo. Mosses sfugge a Politano e crossa in mezzo, Promes colpisce di prima e firma il pareggio complice la deviazione sfortunata di Koulibaly. 1-1, ma soprattutto Napoli completamente fuori dalla partita, nonostante il Maradona canti per i suoi beniamini.
Il Napoli, nel nervosismo generale che monta grazie a una direzione arbitrale rivedibile, rimette la testa avanti. Lo fa con Manolas, che di un gol avrebbe bisogno, ma parte in posizione di fuorigioco prima della zuccata. Un segnale di vita, quantomeno, nelle difficoltà di una squadra che in dieci non riesce a essere né pericolosa né ordinata e rischia di affondare soprattutto sulle palle inattive. Il gol ospite è nell’aria e infatti arriva: Anguissa perde palla a centrocampo, Ruiz lascia scappare Ayrton. Cross e botta di Ignatov, 2-1 e gelo al Maradona. La parità torna a livello di uomini: Caufriez stende Osimhen e si becca il secondo giallo. Doccia anticipata, mentre Spalletti butta dentro anche Ounas per provare il tutto per tutto. Non basta: l’ennesima ripartenza veloce degli ospiti porta al 3-1, firmato ancora da Quincy Promes. In pieno recupero, la fiammata di Osimhen che vale il definitivo 3-2.
Tensione dopo il triplice fischio della sfida tra Napoli e Spartak Mosca, persa dagli azzurri per 3-2 al Diego Armando Maradona. Faccia a faccia con un membro dello staff russo per Luciano Spalletti, che è stato ammonito dal direttore di gara. Lo scrive TMW
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