Da Roma però emergono anche dubbi sull’opportunità di staccare altri assegni pesanti per finanziare progetti legati allo sport: secondo una corrente di pensiero interna al governo infatti, si creerebbero pericolosi precedenti che molti Comuni italiani potrebbero sfruttare per chiedere a loro volta finanziamenti.
Per la premier Meloni così, negare i soldi al Franchi potrebbe diventare un ulteriore modo per smarcarsi da Draghi. Nei prossimi giorni comunque, tra ministro e sindaci sono in programma diversi colloqui sul tema: la partita insomma è ancora tutta da giocare. In piedi, almeno teoricamente, c’è anche l’ipotesi di ribussare alla porta europea, per far rientrare il Franchi nei finanziamenti del Fondo di coesione, nato per favorire progetti legati all’ambiente e ai trasporti. Arrivassero altri no, Nardella andrebbe comunque avanti. I tempi infatti non cambiano (sono legati al 2026 anche i finanziamenti del Mibact), tanto che entro il 31 luglio Palazzo Vecchio affiderà i lavori di ristrutturazione.
Senza soldi statali però, a Nardella non resterebbero che due strade: riprovare con Commisso oppure chiedere un prestito.
In quest’ultimo caso per altro potrebbe rientrare in gioco proprio Abodi: l’attuale ministro infatti è stato anche il numero uno del Credito Sportivo, la banca romana che finanzia gli impianti italiani. Il prestito ovviamente sarebbe solo l’extrema ratio, ma a guardar bene non certo l’ipotesi meno probabile. La Fiorentina infatti ha fatto sapere più volte di non voler spendere «un penny» per il Franchi e, anzi, ha spinto per avere chiarezza su «tempi e cOsti della nuova convenzione» e per evitare il trasloco della squadra. Commisso in ogni caso è in arrivo a Firenze e già giovedì sarà allo stadio per la semifinale di Coppa Italia. Di certo la strada viola per Nardella sembra strettissima. Ecco perché il sindaco ha rimandato la palla al governo: «Trovino alternative». Un Sos per uno stadio-monumento diventato un vero e proprio caso politico. Lo scrive il Corriere Fiorentino.