Se il vecchio stadio ci retrocede romanticamente alla nostra infanzia, quello nuovo ci proietterebbe verso il futuro, lasciandoci alle spalle la paura del presente. Forse non è un caso che giovedì, durante la teleconferenza tra società e Lega, il presidente Paolo Dal Pino abbia preso l’iniziativa e chiesto a Joe Barone, direttore generale della Fiorentina, se volesse guidare una speciale task-force: quella per dotare l’Italia di stadi nuovi, impianti moderni e internazionali.
Barone, dicono i presenti alla riunione, con il gusto dell’enfasi brooklyniana per le parole, ha spiegato che non era il momento di impegnarsi in una sfida del genere, visto il dramma globale, ma anche che era il momento giusto per impegnarsi. Non vedeva l’ora. Così è nato il “Barone team” che dovrà sfondare il muro della politica per dotare l’Italia di nuovi impianti, da nord a sud. Fiorentina, Milan, Inter, Bologna e Roma dovrebbero avviare insieme una “lobbing” ufficiale, una pressione sulla politica perché si muova. La confindustria del calcio batterà cassa al governo, ma lo farà presentando una controproposta: un piano di investimento da oltre un miliardo per creare strutture e occupazione.
La parola “lobby”, che in Italia ha un’accezione diabolica, da sotterraneo, è entrata nel vocabolario dei presidenti grazie al pressing di Barone e Rocco Commisso, che hanno portato nel sistema il pragmatismo americano. Hanno messo a disposizione del team lo studio legale Chiomenti, sedi a New York e Roma. La salatissima parcella sarà a carico di Commisso.
Chiomenti è lo stesso che sta analizzando i bilanci della Roma per conto del miliardario texano-californiano Dan Friedkin, molto interessato agli sviluppi del “Barone Team”. Lo riporta Il Corriere dello Sport.