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Corriere dello Sport si interroga: “Kean-Gud-Dzeko, diamanti in Nazionale e nella Fiorentina giocatori anonimi. Com’è possibile?”

Rassegna Stampa

Corriere dello Sport si interroga: “Kean-Gud-Dzeko, diamanti in Nazionale e nella Fiorentina giocatori anonimi. Com’è possibile?”

Redazione

13 Ottobre · 09:41

Aggiornamento: 13 Ottobre 2025 · 09:41

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"Pioli sa meglio di chiunque altro che in questa settimana dovrà lavorare sulla testa della squadra"

Alberto Polverosi ha scritto un articolo sulla Fiorentina nelle pagine del Corriere dello Sport: “È troppo strana questa situazione, strana e per questo da capire. Nella stagione in corso gli attaccanti della Fiorentina segnano tutti con le loro nazionali, ma non segnano quando indossano la maglia viola. Kean, Dzeko e Gudmundsson, in tre hanno realizzato 10 gol rispettivamente con l’Italia, la Bosnia e l’Islanda, ma ne hanno fatti appena tre, uno in campionato (Kean), gli altri due in Conference League (Gudmundsson e Dzeko) con la Fiorentina. Nelle tre nazionali hanno accumulato 592 minuti totali, con la Fiorentina i minuti in campo, in tutte le partite ufficiali, sono 1.262. È un conto che non torna, non può tornare. Il divario è così enorme che una spiegazione tecnica, tattica, fisica, psicologica e magari un misto di questi fattori, deve esserci per forza.

Il dato diventa clamoroso se ci soffermiamo sulle medie-gol. Kean una rete in 584′ con i viola e una ogni 44 minuti e spiccioli con gli azzurri; Dzeko un gol con la Fiorentina in 271′ e uno ogni 85 minuti e mezzo con la Bosnia; Gudmundsson uno nel club in 407′ e uno ogni 53′ con l’Islanda. Ma che d’improvviso la maglia viola è diventata di piombo? Come è possibile che tutt’e tre siano i diamanti delle loro nazionali e nella Fiorentina diventino giocatori anonimi? Qualcuno può lecitamente pensare che Italia, Bosnia e Islanda hanno incontrato avversari di medio-basso livello, Kean si è scatenato due volte contro l’Estonia e una volta contro Israele, Dzeko ha segnato una doppietta a San Marino (e un gol all’Austria, comunque), Gudmundsson gol all’Azerbaigian e doppietta all’Ucraina (che però ha battuto l’Islanda). Certo, non avevano di fronte Francia e Spagna, ma nemmeno la Fiorentina (tolto Napoli e Roma) ha incontrato squadroni: Torino, Cagliari, Pisa, al di là del Como, in campionato, il Polyssia e il Sigma in Conference. La differenza, se c’è, è minima.
C’è di sicuro qualcosa che li frena, un tappo, un bouchon come dicono i francesi, quando giocano con la Fiorentina. E se Kean, anche quando non segnava a Firenze, era comunque il solito combattente, il caso di Gudmundsson sfiora il paradosso. Un fantasma nella Fiorentina, un protagonista nell’Islanda. Una metamorfosi da studiare, da capire e soprattutto da risolvere perché di un giocatore come lui Pioli ne ha estremo bisogno. Nella statistica dei “dribbling tentati” in Serie A, tanto per far capire in quale crisi è finito Gud, è a quota tre. Tre volte ha puntato l’uomo e una sola volta l’ha saltato. Il comasco Jesus Rodriguez, primo in questa classifica, ne ha tentati venticinque, il friulano Atta, secondo, è a quota 23. Nella statistica generale risulta che Ranieri e Pongracic, due difensori, ci abbiano provato più dell’islandese. Esiste e resiste questo blocco che lo frena e non può essere la condizione fisica, altrimenti avrebbe lo stesso rendimento anche in nazionale. Si può anche pensare a una difficoltà di intesa. Kean nella Fiorentina era abituato a giocare da solo in attacco, così sono arrivati i 25 gol della stagione scorsa, ma anche accanto a un altro centravanti come Retegui, in Nazionale, è riuscito ugualmente a segnare trovando subito, in modo spontaneo, l’intesa con l’arabo-italo-argentino. Quell’intesa che tarda con Piccoli, assai diverso da Retegui come caratteristiche, invece piuttosto simili a quelle di Kean. A Firenze la situazione si sta facendo pesante, l’infortunio di Kean aggiunge altro malumore in un ambiente in sofferenza, per il (non) gioco della squadra e per i suoi pessimi risultati. Se Moise non recupera, a Milano la Fiorentina avrà bisogno di ritrovare in pieno se non il miglior Gudmundsson, almeno una sua buona versione, e lo stesso va detto sul conto di Dzeko, che torna in uno stadio dove ha lasciato un ottimo ricordo. Pioli sa meglio di chiunque altro che in questa settimana dovrà lavorare sulla testa della squadra. Per riportarla su, deve sbloccarla”.

 

 

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