A una settimana dall’annuncio show del progetto va inscena il primo contatto Comune-Fiorentina. Il sindaco Dario Nardella ha incontrato giovedì il direttore generale viola Joe Barone. Clima positivo, confronto iniziato. Come scrive questa mattina La Repubblica ci sono una lunga serie di nodi ancora sul tappeto. La Fiorentina non si sbilancia ma intanto si è messa al tavolo. Primo cruccio: le partite durante i cantieri.
I progettisti di Arup hanno aperto alla possibilità di giocare a cantieri aperti e destinare i lavori più ingenti alle fasi estive col campionato fermo. È chiaro però che questa strada sembra decisamente inattuabile. L’abbassamento e la traslazione di 4 metri del campo da gioco verso la tribuna coperta necessitano di un lavoro ingente, dura in due mesi. E anche l’impatto di un lavoro di costruzione di un nuovo stadio integrabile con il vecchio è diverso rispetto al demolire e ricostruire che ha consentito ad Atalanta e Udinese di continuare a giocare.
La Fiorentina vuol capire anche l’eventuale capienza: un Franchi aperto per 20mila spettatori, la media stagionale di abbonati viola pre Covid, è un conto, diversi 5mila spettatori. Nella seconda ipotesi i viola potrebbero giocare a Empoli, anche se la capienza complessiva del Castellani è di 16mila spettatori, oppure a Perugia, come tanti anni fa.
Ancora più complicato il discorso se la Fiorentina dovesse svolgere competizioni europee: l’unico stadio nelle vicinanze degno di nota per l’Europa sarebbe il Mapei Stadium di Reggio Emilia. Sul commerciale il tema per Commisso è: farà realmente crescere il fatturato viola? E di quanto?
LE PAROLE IN CONFERENZA DI ITALIANO
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