«Una lunga pausa di riflessione» secondo le formule del galateo istituzionale. Qualcosa di molto più ruvido a sentire gli attori di questa partita infinita che si gioca intorno al futuro di San Siro. In realtà, Milan e Inter hanno «congelato» la trattativa con Palazzo Marino sul nuovo stadio mettendo in standby la realizzazione del progetto definitivo dell’impianto.
Sono tanti gli ostacoli sul cammino che dovrebbero portare alla realizzazione della Cattedrale firmata da Populous. Ci sono i ricorsi al Tar, la raccolta di firme per il referendum e infine i tempi del dibattito pubblico, ma a creare più incertezze e dubbi nei vertici societari di Milan e Inter, sarebbe l’atteggiamento temporeggiatore di Palazzo Marino oltre al fatto che non ci sia stata una vera adesione al progetto.
Da novembre — ossia da quando è stata dichiarata la pubblica utilità del San Siro bis — non si sarebbero fatti altri passi in avanti. Ricostruzione che però cozza con la cronaca visto che il sindaco Sala in più di un’occasione, anche creando frizioni all’interno della sua maggioranza, ha ripetuto che il dibattito pubblico si farà, ma che una decisione è stata comunque presa.
I club scelgono comunque di mettere tutto in congelatore e ricominciano a guardarsi intorno in cerca di alternative perché in caso di vendita un conto è avere uno stadio in pancia, un conto è non averlo, anche se le società smentiscono che dietro la fretta ci sia la volontà di cedere le quote. Insomma, rispunta il vecchio Piano B che se in passato era stato utilizzato più come un bluff che come una vera alternativa al nuovo San Siro, questa volta appare avere basi molto più solide. Milan e Inter hanno individuato tre aree, tutte e tre fuori dai confini del Comune e tutte e tre servite dalla metropolitana.
In testa ai pensieri dei club c’è sempre MilanoSesto l’ex area Falk di Sesto San Giovanni che già in passato era stata presa in considerazione dai vertici delle squadre. Ipotesi sfumata in quanto non c’erano più spazi a disposizione. Adesso sembra che quegli spazi non solo ci siano, ma anche il tema delle bonifiche sia meno impattante del previsto.
Un ruolo strategico lo giocherebbe Giuseppe Bonomi, l’ex presidente di Sea, di Alitalia, di Arexpo, attualmente ad di MilanoSesto in uscita dalla società, a cui i club, come ha scritto Repubblica, hanno affidato il compito di superconsulente per la realizzazione del nuovo stadio sia a San Siro sia in un’altra zona come Sesto. Un’altra variabile in campo che avrà un peso fondamentale per un possibile stadio nell’ex Stalingrado d’Italia sono le elezioni che si terranno, Covid permettendo, nel mese di giugno. Lo scrive il Corriere della Sera
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