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Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
“Vendemmo Toldo al Barcellona, Cecchi Gori chiamò Sconcerti: «Lasciate stare, prendete Rivaldo»”

Rassegna Stampa

“Vendemmo Toldo al Barcellona, Cecchi Gori chiamò Sconcerti: «Lasciate stare, prendete Rivaldo»”

Redazione

18 Dicembre · 13:03

Aggiornamento: 18 Dicembre 2022 · 13:03

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La Fiorentina e quel suo grande amore per i colori viola. Mario Sconcerti non ne ha mai fatto mistero, anche quando svelare la propria squadra del cuore per un giornalista sportivo non era molto conveniente. Ma lui andava avanti per la sua strada. Senza esitazioni. Fino a quando dentro la Fiorentina ci arrivò. Passando da osservarla dall’esterno a viverla al suo interno, con tutti i suoi momenti di gioia, come la felicità per la vittoria in coppa Italia, e i suoi numerosi problemi. Ma Sconcerti l’ha sempre detto: «Quei sette mesi alla Fiorentina sono stati i più belli della mia vita».

Con lui ad accompagnarlo c’era Massimo Sandrelli, che nella società viola con i Cecchi Gori aveva già lavorato per quattro anni: «Eravamo due fiorentini in cima a un sogno. Cominci da ragazzo, quando sei un tifoso, poi fai il giornalista, alla fine ti trovi ad avere i bottoni del comando. Cosa può sognare di più un tifoso?» racconta lo stesso Sandrelli, addolorato in Kenya per la scomparsa del compagno e amico di una vita. Siamo nella stagione 2000/01, la prima senza Batistuta, quando Vittorio Cecchi Gori alzò il telefono per chiamare Sconcerti e portarlo dentro la sua Fiorentina: «Mario era un periodo che si era un po’ staccato dai giornali — prosegue Sandrelli — Cecchi Gori lo chiamò, lo voleva dentro il suo gruppo, all’inizio come dirigente di tutto il gruppo, non in Fiorentina perché aveva paura che Luciano Luna si adombrasse, poi però alla fine lo nominò amministratore delegato della società viola. Dopo poco mi chiamò, mi disse di non lasciarlo da solo in questa avventura. Io in quel periodo ero in Federcalcio, ci pensai un po’, ma non potevo dire di no a Mario».

Alla fine furono sette mesi che valsero come un decennio. Successe di tutto, dal giorno in cui si dimisero in otto, dall’allenatore Fatih Terim a Giancarlo Antognoni, con cui Sconcerti ebbe un duro scontro, all’arrivo di Roberto Mancini, con tutte le polemiche che si portò dietro questa scelta, e Ottavio Bianchi. Fino alla vittoria della coppa Italia: «Fu una giornata particolare, i giocatori lo buttarono in piscina e Cecchi Gori si ingelosì». Fu l’inizio di un rapporto che stava per incrinarsi definitivamente. «Andammo in Catalogna perché si poteva cedere Toldo al Barcellona, chiudemmo per 49 miliardi. Tornammo a Roma, il giorno dopo Cecchi Gori convocò Mario per comunicargli che avrebbe riportato in società Luna, a quel punto Mario si dimise».

E poi gli aneddoti di mercato: «Quando chiudemmo con il Barcellona Cecchi Gori ci disse di lasciar perdere i soldi e prendere Rivaldo. Figurati, guadagnava sei miliardi l’anno e con la situazione economica che avevamo… Poi chiudemmo l’acquisto di Stankovic, lo scambio alla pari tra Mihajlovic e Torricelli. Con l’arrivo di Luna saltò tutto. Poi dovette vendere Toldo e Rui Costa in tutta fretta». Lo riporta La Repubblica

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