
Per parlare della debacle della Fiorentina a Napoli, Labaroviola ha contattato in Esclusiva il doppio ex di giornata, Giuseppe Taglaialatela.
Buonasera Pino, come giudichi il 6-0 visto ieri?
“Sono partite che nell’arco di una stagione possono capitare, è la prima volta che ricordo una batosta del genere per i viola. Comunque il lavoro di Prandelli continua, non si vince in casa della Juve sei non sei squadra. Sono convinto che Commisso sia la persona giusta per la città, un tipo molto passionale che mi ricorda Vittorio Cecchi Gori”.

Hai avuto modo di conoscere Cecchi Gori, che persona è stato secondo te?
“Vittorio fu un grande presidente. Lo so che a Firenze in tanti non la pensano più così, ma lui ci mise tutto ciò che aveva nella Fiorentina. Fu tradito dai poteri forti. Ricordo quando vendette TMC per risanare i conti viola, ma con una manovra d’alta finanza gli fu riconosciuto l’85% in meno. Ricordo che quando cominciarono i problemi lui ci rassicurava, diceva che la tempesta sarebbe passata. All’epoca ero rappresentante del gruppo per il discorso premi-partita ed ho avuto modo di scambiare molte volte opinioni sulla questione. Fu lasciato solo nel momento più duro e la Fiorentina ed il Napoli furono le uniche società a pagare col fallimento”.
Sei stato nove anni in azzurro e poi altri tre in viola. Che ricordi ti porti dentro di Firenze?
“Innanzitutto ho potuto vivere per tre anni nella città più bella del mondo..dopo Napoli (ride ndr.). Ho avuto il piacere di giocare con grandi calciatori, da Batistuta in giù. Firenze avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Il primo anno eravamo una grande squadra, solo l’arbitro a Valencia ci sottrasse il passaggio ai quarti di Champions (ci fu un gol ingiustamente annullato a Rui Costa che sarebbe valso il pareggio e la matematica qualificazione). Poi il secondo anno portammo a casa una fantastica coppa Italia che ho ancora nel cuore”.

Quella fu una stagione travagliata nella quale faceste un’impresa..
“Sicuramente sì, quel gruppo era una famiglia. Gente come Rossitto, Adani e tanti altri che reputo amici. Ero in un parco portieri di primo livello, Toldo e Mareggini erano compagni molto professionali. Fra noi ci fu grande collaborazione ed a distanza di anni ci sentiamo tutt’ora. Allenarmi da vicino con Francesco mi fece capire il segreto di stare tanti anni anni in Nazionale, ovvero il lavoro e la serietà. In più eravamo allenati dal povero Andrea Pazzagli, allenatore preparatissimo che oggi non c’è più. Pensa che quando vincemmo la coppa Italia ci portammo a casa il trofeo una sera a testa per festeggiare. La società allestì una festa al Piazzale Michelangelo, con vari artisti come Piero Pelù e Carlo Conti..ma la coppa non si trovava, dovemmo andare a casa di uno di noi a recuperarla..(ride ndr.)”.
A Firenze sta crescendo Dragowski, come lo giudichi e chi ti ricorda?
“Mi piace molto il percorso del polacco. In lui rivedo le orme di Francesco Toldo, entrambi hanno un’altezza elevata (1,96 Toldo- 1,91 Dragowski..ndr), mantenendo un’agilità tipica dei portieri di minore statura. Bartolomej è rapido nell’andare giù sui tiri rasoterra e si fa rispettare nelle uscite. Spero proprio che prenda spunto da Francesco, il quale in carriera è stato come si direbbe oggi un top-player”.

Oggi sei tornato ad Ischia a fare calcio, qual’è il tuo ruolo?
“Sono un tuttofare, anche se il presidente mi ha dato l’incarico di direttore generale. Abbiamo un bel progetto legato ai giovani del posto. Siamo partiti in Prima Categoria ed ora siamo in Eccellenza. In futuro abbiamo in programma di tornare fra i professionisti ma i nostri giovani devono crescere piano. Vogliamo trasmettere i vecchi valori del calcio, lontani dal dilagare del business del calcio di oggi”.
Marco Collini
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