Per il momento si tratta solo di una suggestione. Di un rapido pensiero che tuttavia, in questi giorni di sosta, è già passato qualche volta per la testa di Raffaele Palladino. Ovvero quello di riuscire a far coesistere – se sarà possibile e ce ne dovesse essere il bisogno – Albert Gudmundsson e Lucas Beltran sul terreno di gioco. All’interno, va da sé, di un assetto offensivo da completare con Moise Kean. Un terzetto rapido e di qualità che qualcuno, scherzando, ha già ribattezzato KGB (come le iniziali dei cognomi dei giocatori) anche se stavolta i servizi segreti russi non c’entrano un bel nulla. E ben poco di celato c’è nella volontà da parte dell’allenatore di ricercare sempre soluzioni nuove per far sì che la Fiorentina riesca a sfruttare al meglio tutto il potenziale a sua disposizione.
Il concetto alla base di questa intuizione tattica è chiaro: permettere all’islandese di tornare a essere titolare dopo oltre un mese di stop e, al contempo, non disperdere tutto il patrimonio tecnico che l’argentino ha saputo mettere in mostra nel periodo in cui ha fatto le veci dell’ex Genoa. Fin qui infatti Palladino non ha mai schierato il 9 e il 10 in campo nello stesso momento, visto che sono sempre stati protagonisti della più classica delle staffette: con l’Empoli e con il Lecce è stato il Vikingo a prendere il posto di Gud, laddove invece – coi New Saints – era accaduto il contrario. Dal tennistico 0-6 in Salento, tuttavia, Beltran ha svoltato. E grazie alla fiducia incassata, nell’ultimo mese ha messo a referto due gol e altrettanti assist. Ecco perché, a lungo andare, potrebbe essere limitante per la Fiorentina dover per forza fare una scelta sull’uno o sull’altro fantasista, peraltro – per caratteristiche – in grado di giocare insieme. Già, ma come?
Ad oggi sono tre le soluzioni che l’allenatore può scegliere di testare: nel caso in cui si ripartisse dal 4-2-3-1 visto fino ad ora, Gudmundsson potrebbe essere dirottato sulla fascia sinistra, permettendo così a Beltran di restare nella zolla centrale e a Colpani di fare il cursore di destra.
Qualora invece il mister decidesse di sperimentare altri assetti, il ventaglio sarebbe molto più ampio: in un 4-3-1-2 per esempio il numero 10 agirebbe alle spalle dell’argentino e di Kean (un attacco che va a nozze anche nell’eventualità di un ritorno alla difesa a tre e dunque di un ricorso al 3-4-1-2) ma anche in un classico «albero di Natale» (4-3-2-1) la coppia potrebbe rifinire in favore del bomber (e anche in questo caso la disposizione offensiva non precluderebbe l’uso della retroguardia a tre, col ritorno al 3-4-2-1 su cui Palladino ha lavorato in estate).
Tutto facile? Nemmeno per sogno. Perché oltre al fatto che in un paio di disposizioni finirebbe per essere sacrificata tutta l’ampia batteria di esterni (e visto il momento magico di Sottil non sarebbe il massimo), la sensazione è che – a fronte della smodata qualità offensiva – la Fiorentina possa rischiare di perdere equilibrio e certezze in fase di non possesso, due aspetti che per il tecnico oggi sono quanto mai basilari. Tempo al tempo, dunque: ma la missione del KGB viola è appena iniziata. Lo scrive La Nazione.