In una lunga intervista al Giornale Roberto Mancini ha parlato dell’inizio della sua carriera e dell’addio alla nazionale, queste le sue parole:
«Prima la Fiorentina, mi chiamò Cecchi Gori. Uomo straordinario che ha avuto dal calcio e dalla vita molto meno di quanto meritasse. lo ero un allenatore ragazzino, i miei giocatori avevano più o meno la mia stessa età. Poi di nuovo la Lazio, poi in Inghilterra con il Manchester City, che non era lo squadrone di adesso, però lo diventò. E poi l’Inter, che riportai dopo tanti anni a vincere lo scudetto. Ho vinto molto da allenatore: Coppe Italia, Supercoppe, campionati».
Come sono stati quei cinque anni in Nazionale?
«Meravigliosi. Qualche difficoltà all’inizio, per poi inanellare una serie di vittorie e record di cui vado orgoglioso».
Si riferisce a Wembley?
«Riportare l’Italia dopo cinquant’anni anni sul tetto d’Europa è stata un’emozione indescrivibile».
E la mancata qualificazione ai Mondiali?
«Una ferita che brucia ancora. Un conto in sospeso con i tifosi».
Poi qualcosa si è rotto e come un fulmine a ciel sereno esce la notizia che lei ha deciso di lasciare la panchina della Nazionale.
«Dobbiamo parlarne per forza?».
Beh, forse i tifosi italiani meritano qualche risposta…
«Come le dissi in un’altra intervista, quel saldo rapporto di fiducia che avevo con la Federazione si era reciprocamente incrinato».
Mi permette di dirle che non credo a questa versione?
«Mettiamola così. Se potessi tornare indietro affronterei tutto in modo diverso».
In che senso?
«Se io e il presidente Gravina ci fossimo parlati, spiegati, chiariti, probabilmente le cose non sarebbero andate così».
Solo mancanza di dialogo? Non mi convince ancora…
«Allenare sentendo che la fiducia sulla tua persona vacilla, mi creda, non è una bella sensazione. Non ti garantisce di poter lavorare con la giusta serenità. Nonostante ciò mi rimprovero di non aver affrontato il tutto con più chiarezza».
Con Gravina intende?
«Sì, fra noi c’è sempre stato un rapporto basato su una grande stima e dialogo. E la volta che forse era necessario parlare con chiarezza, non è stato fatto».
Sarà. Ma io, come molti tifosi, penso che la proposta economica araba abbia fatto la differenza. Sbaglio?
«Non nego che, per un allenatore, la proposta di una cifra così alta anche se inferiore a quella raccontata dai giornali eh, ti metta in crisi. Però non è stata determinante. Ha inciso, ma non è stato solo per quello che ho lasciato la panchina della Nazionale».
Rifarebbe quella scelta?
«No, non la rifarei».
Lo dice solo perché le cose da ct della nazionale araba non sono andate come sperava?
«No».
Allora perché?
«Le capita mai di pentirsi per una scelta sbagliata? Ecco, lasciare la Nazionale italiana è stata una scelta sbagliata che non rifarei».
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