C’era una volta lo striscione «Io sto con Rocco». Il problema è che Rocco non è mai stato con lui. L’ultima cosa che Dario Nardella poteva immaginare (ma davvero?…) era che l’ACF Fiorentina, nella persona del direttore generale Joe Barone, facesse un endorsement al contrario nei confronti dell’attuale partito di maggioranza a Firenze e in Toscana. Testuale: «So che ci saranno le elezioni a breve e allora votate, votate… Votate il vostro governatore e non cambierà nulla. Io sono qui per cambiare le cose». Che l’annosa vicenda dello stadio Franchi sarebbe stata terreno (di gioco) di battaglia preelettorale era scontato, lo era un po’ meno che la Viola italoamericana sarebbe scesa in campo con la delicatezza di un tackle alla Iachini.
Che poi il «governatore» a cui fa riferimento Barone sia Eugenio Giani o, più americanamente, il «major» Nardella, alla fine poco importa (e nascondersi dietro a un dito scaricando il bersaglio è a dir poco risibile): la Fiorentina per il cambiamento boccia il Pd e/o chi per esso. E lo ricorda ai tifosi, che a giugno andranno alle urne per Comunali ed Europee. Diciamocelo: può farlo grazie all’accondiscendenza, arrivata a sfiorare l’autolesionismo, dell’«Io sto con Rocco» a prescindere. La vicenda nuovo stadio ne è il paradigma perfetto. È iniziata con una gestione piuttosto allegra, e Commisso non ha tutti i torti quando sostiene che sulla vicenda Mercafir è stato trattato come lo zio ricco d’America”. Lo scrive il Corriere fiorentino.
LE PAROLE DI ITALIANO A FINE PARTITA