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Il nuovo Franchi è appeso ad un filo, l’Europa non vuole pagare uno stadio con i soldi pubblici

Rassegna Stampa

Il nuovo Franchi è appeso ad un filo, l’Europa non vuole pagare uno stadio con i soldi pubblici

Redazione

29 Marzo · 11:27

Aggiornamento: 29 Marzo 2023 · 11:27

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Secondo quanto scrive questa mattina La Nazione, il destino del restyling del Franchi è appeso a un filo. Anche se il sindaco Nardella si dice pronto a difendere con le unghie e con i denti la riqualificazione con soldi pubblici di uno stadio unico al mondo, dichiarato dallo Stato monumento nazionale. Il filo sottile è nelle mani di Céline Gauer, a capo della task force per il Recovery fund (il piano di ripresa e resilienza) della Commissione europea.

Secondo fonti politiche a Bruxelles sarebbe stata proprio lei, nella riunione di lunedì scorso con il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr del governo Meloni Raffaele Fitto, a sollevare il problema della ristrutturazione dello stadio di Firenze e la realizzazione del Bosco dello sport a Venezia.

La motivazione? La lady di ferro che riferisce direttamente alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen sarebbe stata lapidaria: non si finanziano con soldi pubblici gli stadi. Dunque? Il governo ha preso tempo, chiedendo un mese di tempo per rispondere alle osservazioni. Anche se la posizione della funzionaria francese è sembrata irremovibile al punto di dare un aut aut sul via libera al finanziamento della terza tranche di progetti del Pnrr italiano del valore di circa 18 miliardi.

Il sindaco, appena rientrato da New York, si trova a dover gestire una bella gatta da pelare. Si dice tranquillo, ma nel punto stampa convocato per parlare delle questioni più calde del momento, si percepisce determinato e fermo quanto altrettanto preoccupato per il futuro dello stadio. «Leggeremo nel dettaglio le osservazioni della Commissione europea che ancora non conosciamo – dice Dario Nardella – e siamo fin da ora fiduciosi sul fatto che sapremo rispondere punto per punto in piena collaborazione con il governo». Ma nei 13 minuti in cui parla tutto d’un fiato ribadisce più volte: «Non è scritto da nessuna parte che non si debbano usare fondi pubblici per gli impianti sportivi pubblici, inclusi gli stadi». E siamo proprio al punto della contestazione.

Perché sui 95 milioni di fondi del ministero della Cultura, del Piano nazionale complementare al Pnrr non c’è stato niente da eccepire. Il problema nasce sui 55 milioni (che con la maggiorazione del prezzo delle materie prime e l’aumento approvato del 30% salgono al 71,5 dei complessivi 200) dei Piani urbani intergrati che nascono per la riqualificazione urbanistica delle periferie degradate delle Città metropolitane.

Ma la difesa di Palazzo Vecchio batterà anche su quel tasto, già che il progetto di riqualificazione di campo di Marte è stato realizzato tenendo conto dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) aggiornato a dieci anni fa, quando il quartiere era classificato diversamente, come zona sovraffollata, con alto tasso di disoccupazione e sarsi mezzi di traporto pubblico.

Ma sarebbe strada alquanto impervia far passare Campo di Marte come una periferia disagiata. Fatto sta che il Franchi non può fare la fine del suo gemello romano firmato dallo stesso Pier Luigi Nervi, abbandonato fra le ortiche. Il sindaco s’infervora. Verdrà il ministro Fitto per rispondere punto per punto alle osservazioni. E anzi, andrà di persona a Bruxelles, ha chiesto di essere ascoltato: «Riteniamo sia giusto un confronto diretto – dice – Anche perché qui ci sono finanziamenti approvati e confermati in un anno e mezzo di lavoro, di lettere, di accordi sottoscritti, documenti. Tutto riconosciuto e certificato dai vari organi competenti a livello nazionale».

Per questo Nardella ritiene incomprensibili «queste osservazioni delle istituzioni comunitarie che nulla hanno detto prima d’ora». Avanti con la battaglia, dunque. Perché «se non viene approvato un progetto di altissimo livello come quello di Firenze allora quasi tutto il Pnrr non dovrebbe essere autorizzato».

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