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Iachini: “Mi volevano 7 squadre di serie A ma non volevo andarci con il rischio di retrocedere”

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Iachini: “Mi volevano 7 squadre di serie A ma non volevo andarci con il rischio di retrocedere”

Redazione

13 Febbraio · 17:49

Aggiornamento: 13 Febbraio 2024 · 17:49

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L'ex allenatore della Fiorentina Beppe Iachini ha parlato dopo la prima partita vinta con la sua nuova squadra, il Bari

Dopo il cocente ko di Palermo, seguito allo scivolone interno contro la Reggiana di Nesta, il Bari ha deciso di sollevare dall’incarico il coach Pasquale Marino. Secondo avvicendamento in panchina, dopo l’esonero di Michele Mignani, e altro scossone alla guida tecnica per provare ad uscire dalla crisi e risalire la china in questa seconda parte di stagione. La scelta del patron De Laurentiis è ricaduta sul profilo esperto, vincente e navigato di Beppe Iachini, con l’allenatore marchigiano che è partito con il piede giusto battendo nettamente al San Nicola il Lecco e conquistando i primi tre punti di questa sua nuova avventura professionale. L’ex tecnico di Palermo, Sampdoria e Parma, tra le altre, ha concesso un’interessante intervista ai microfoni di Radio Bari.

“Non abbiamo ancora fatto nulla, l’ho detto anche ai ragazzi negli spogliatoi a fine partita. Abbiamo avuto un buon impatto come spirito e concentrazione, ma c’è ancora tanto da fare. A me piace mandare in campo una squadra organizzata, che abbia mentalità, atteggiamento e conoscenze, sia difensive che offensive. Dobbiamo mettere dentro in fretta questi principi. Dovevamo dare comunque uno svolta. I ragazzi mi hanno dato da subito grande disponibilità, hanno capito subito che seguendo determinati input avremmo avuto dei vantaggi. Ci sono stati anche dei colloqui individuali, perché penso che ogni giocatore ha una propria chiave di ingresso. Ma quell’abbraccio a fine partita pronti via non mi era mai successo.

La Serie B è da sempre difficile, sebbene negli ultimi anni abbia fatto più Serie A. Puoi vincere con tutti e perdere con tutti. Quando diventi squadra vinci in casa e fuori consecutivamente, con un piccolo filetto ti puoi inserire in certi contesti. Io finora ho usato il 4-3-1-2 che è un modulo che mi piace, ma ho usato altri sistemi di gioco perché mi adatto alle caratteristiche dei miei giocatori, così come dovrebbe fare ogni allenatore. Non credo al momento si possa pensare di spostare Sibilli e Menez sugli esterni. Mi hanno chiamato sei o sette squadre, anche dalla A, ma andarci per rischiare di retrocedere non mi andava. Allo stesso modo andare in B tanto per andare. Aspettavo un progetto che mi piacesse e entusiasmasse. Andai a Parma in una situazione molto difficile, con tanti giovani dall’estero e qualche senatore come Buffon.

Non rimasi l’anno dopo perché mi prospettarono un progetto a lungo termine, ma io volevo vincere. Il presidente De Laurentiis e il direttore Polito mi hanno chiamato dicendomi di voler tornare in Serie A. Qualche società di A mi aveva già allertato, ma qui ho visto una grande passione, Bari è un posto a cui sono legato e che mi entusiasma. Dobbiamo creare un nell’ambientino, perché venire a giocare qui non è mai facile per nessuno. Il San Nicola deve essere il dodicesimo uomo in campo. Uno dei miei obiettivi è riportare entusiasmo, fiducia e gente allo stadio”.

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