
Adesso Rolando Mandragora è tutto quello che si chiede a un centrocampista completo, universale, nel ruolo forse più delicato e importante all’interno di una squadra: che non è solo mediano e nemmeno solo regista, che non privilegia l’interdizione o viceversa la costruzione tra i compiti principali, che insomma dev’essere di tutto un po’ nel modo giusto e possibilmente fatto bene. Come “Rolly” Mandragora, cresciuto di settimana in settimana fino a diventare punto di riferimento insostituibile della Fiorentina attuale nell’opera combinata con le “novità” di gioco introdotte da Vincenzo Italiano. Il tecnico viola ha adattato concettualmente e tatticamente la propria squadra alle difficoltà che fino a un mese fa stavano complicando oltre misura il percorso in campionato e per riuscire nell’intento ha scelto il 25enne calciatore campano. Ottima soluzione: testimoni i risultati, prova certa che non ha bisogno di controprova.
Subito i numeri, ché valgono più di ogni altra cosa per dare forza e spessore ad un concetto e passare così dall’astratto al concreto: dopo la Juventus, la squadra viola ha conquistato sei vittorie in sette gare tra Italia ed Europa, e Mandragora c’è stato sempre, titolare in cinque di queste sei vittorie e subentrando nell’ultima mezz’ora contro il Sivasspor sul punteggio di 0-0. Più che presente: protagonista assoluto. In coppia con Amrabat nella giusta miscela tra qualità e tecnica, forza fisica e sapienza tattica, è un perfetto intercettatore di palloni sugli attacchi degli avversari facendosi trovare al posto giusto nel momento giusto, ma quando l’azione è da costruire il rendimento è ugualmente alto grazie all’ottimo sinistro e alla capacità di fare cose efficaci che tali diventano se sono semplici. Lo scrive La Gazzetta dello Sport.