
Parlando degli scorsi avversari della Fiorentina nel ritiro estivo, Labaroviola ha contattato in esclusiva Alessandro Gamberini. L’ex capitano viola è il vice allenatore della Virtus Verona.
Buongiorno Alessandro, ci racconti la storia della vostra società?
“La Virtus Verona è un club che si pone a modello della buona gestione. Il nostro presidente Luigi Fresco, in carica dal 1982 è anche da quella data il tecnico della prima squadra. A lui il merito di aver portato la terza realtà di Verona (oltre Hellas e Chievo..ndr) nel calcio professionistico. Quest’anno partiremo con la volontà di mantenere la categoria appena conquistata, con l’augurio di poter guadagnare altre posizioni appena conquistata la salvezza”.

Come si concilia il tuo ruolo di vice allenatore di un presidente?
“Siamo un gruppo di lavoro nel quale posso esprimermi e dire la mia anche sulla parte atletica, il tutto in collaborazione con una rete di scouting da fare invidia a club di categoria superiore”
Qual’è il tuo credo tattico?
“Premetto che sto per prendere il patentino Uefa Pro a Coverciano, ma non ho un credo fisso. Credo piuttosto nella flessibilità del sistema e la cura nelle contromosse nei confronti degli avversari”.

La vostra tifoseria è politicamente di sinistra, si è creata una contrapposizione con altre frange delle tifoserie presenti in città?
“Direi che le recenti amichevoli, nelle quali abbiamo fatto una bella figura (pareggio sia con Hellas che ChievoVerona..ndr), erano un bel banco di prova calcisticamente. C’era il pericolo che vi fossero contrasti specie con la tifoseria dell’Hellas, invece devo dire che ha vinto lo sport e la fratellanza cittadina.”
Il vostro calciatore più rappresentativo?
“Siamo un gruppo omogeneo, nel quale spicca il nostro capitano Domenico Danti, nostro riferimento tecnico e carismatico”.
Sei tornato ad affrontare la Fiorentina, un tuffo al cuore?
“Alla Fiorentina ho lasciato persone che considero fratelli, penso ai due magazzinieri storici Leo e Romeo, sempre al nostro fianco e determinanti per la buona riuscita di una società. Prima della partita ho avuto modo di stare un po con loro, Firenze è casa mia, ho il colore viola ancora stampato sul cuore, non potrò mai scordare quei sette anni, nei quali ho avuto anche l’onore di esserne il capitano”.

Come vedi l’arrivo sulla panchina di Italiano?
“È stato mio compagno di squadra ed ora lo sto apprezzando molto come tecnico. Allo Spezia lo ricordano per due miracoli calcistici, il suo calcio fatto di intensità e controllo della partita ne fanno insieme a Dionisi, due fra i tecnici migliori del panorama. Serviva ai fiorentini un tipo così trascinante e carismatico”.

La Fiorentina ha perso Dainelli, siete amici, quanto perde la società viola?
“Ci sentiamo quasi tutti i giorni, sapevo che c’era la possibilità che il percorso si interrompesse e ne sono dispiaciuto quanto lui. Non voglio entrare nella decisione societaria. Penso che l’apporto di Dario sarebbe stato preziosissimo all’interno dell’universo viola”.
Marco Collini
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