
Sulle colonne de La Repubblica, l’ex centrocampista Giancarlo De Sisti, campione d’Italia con la Fiorentina nel 1969, ha ricordato alcuni aneddoti sul suo passato in Toscana: “Quella del 1969 era la Fiorentina yè-yè, con Pesaola allenatore. Conquistammo la certezza matematica dello Scudetto vincendo a Torino con la Juve, non so se rendo l’idea. In quel periodo mi trovavo davvero sotto una buona stella, l’anno prima avevo vinto l’Europeo giocando da titolare la ripetizione della finale contro la Jugoslavia. Nella partita “originaria”, che era finita in pareggio e quindi andava rigiocata, il ct Valcareggi mi aveva messo in panchina”.
Continua De Sisti: “A Firenze ero un re, ma l’ultimo anno, il 1974, fu tormentato. Mi ero infortunato e non avevo un buon rapporto con l’allenatore Gigi Radice. Un giorno feci una cosa che non si fa. Gli dissi: io in panchina non ci vado, è già tanto se ci va lei. Prima di una partita a Foggia stavamo per arrivare alle mani: era da poco nata la mia seconda figlia e io avevo chiesto a Radice di non farmi partire se non aveva intenzione di farmi giocare. Lui mi obbligò a partire, sostenendo di non avere ancora deciso. Poi, la sera prima del match, ricordo che stavo vedendo un incontro di Nino Benvenuti, mi chiama e mi disse che non mi avrebbe fatto giocare. Scoppiò un parapiglia, andai dal presidente Ugolini e chiesi di essere ceduto”.