La rockstar dell’Hellas. Perfetto per il palco. Le luci addosso per il nuovo frontman gialloblù. Adrien Tameze si è preso applausi e standing ovation. In lui, per primo, aveva creduto Ivan Juric. Scelta azzeccata quella di Tony D’Amico di consegnare all’allenatore croato un centrocampista che non era riuscito a lasciare il segno all’Atalanta, riparando così al Nizza. Un colpo tra i colpi. Malleabile Tameze.
Capace di giocare da interno di centrocampo, difensore centrale all’occorrenza (è successo l’anno scorso a Bergamo con l’Atalanta) e di ricoprire pure il ruolo di falso nueve (sempre l’anno scorso a Roma contro la Lazio). Igor Tudor non ha fatto altro che dare l’ultima rigenerata al nuovo Tameze. Un equilibratore di mediana. Un incontrista arcigno. Uno, però, che dispone anche di piede buoni.
Capace di lanciarsi in ripartenza e bravissimo nel recuperar palloni. Per l’Hellas intenso e “cattivo“ di Tudor, questo Tameze è l’uomo perfetto. Ti salta addosso, ti mette ansia, si piazza sulle traiettorie, spezza il gioco degli avversari, protegge compagni e reparti, sa portare coperture intelligenti. Insomma, oggi Adrien è diventato giocatore affidabile e completo nel ruolo. Contratto sino al 2024 con l’Hellas, che anche con lui c’ha visto lungo. Il valore di mercato, dal suo arrivo a oggi, ha avuto forte impennata. Si è passati ai quattro milioni iniziali, ai sei di intermezzo, agli otto o nove di oggi. E Tameze è finito nel mirino delle grandi, non solo d’Italia.
Adrien percorre quasi tredici chilometri a partita. Infaticabile. Ma nobile anche nei gesti e nelle virtù. In mezzo, l’Hellas, si era innamorato in fretta di Amrabat, passato poi alla Fiorentina. Tameze si è preso ben presto il posto lasciato libero dal marocchino, capace di diventare idolo delle folle. Juric lo ha capito, lo ha valorizzato. Tudor, invece, ha avuto il merito di raffinare le doti di Tameze. Ventotto presenze totali in stagione, condite da quattro reti (Empoli, Samp, Udinese e Roma) ed un assist.
In campionato è partito diciassette volte titolare. In undici occasioni, invece, è subentrato. Patrick Vieira resta l’esempio per Tameze. Leve diverse, stessa propensione a “sbranare” l’avversario. Il Verona dai “piedi dolci” (Veloso e Ilic) aveva bisogno anche di un giocatore capace di creare sudditanza psicologia sugli avversari. E ancora una volta entra in ballo la grande capacità empatica dell’allenatore. Tameze non è una scoperta stagionale.
Dicevamo delle big. Tameze piace al Napoli, e questo è assodato. Pure la Fiorentina di Vincenzo Italiano ha messo gli occhi su di lui. Ma i tempi per avanzare ipotesi di trasferimento sono tutt’altro che maturi. L’Hellas che sente profumo d’Europa si gode il suo Tameze. Lo scrive L’Arena.
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