Era una fredda serata di ottobre e la Fiorentina passeggiava sulle macerie dell’Atalanta mentre al centro della Fiesole, che invitava a salutare la capolista, capeggiava uno striscione emblematico: “Per favore non svegliatemi”. Oggi invece sembrava tornata l’estate a Firenze, ma la Fiorentina è già piombata in un inverno buio e freddo, e tutti, anche i più ottimisti, pagherebbero a peso d’oro pur di svegliarsi da quello che rischia di assumere i tratti di un vero e proprio incubo.
Fiorentina prima in classifica, attacco fra i migliori del campionato, gioco rapido ed avvolgente con un Kalinic in grande spolvero, ma non è preistoria, basta tornare indietro di un solo anno e forse è proprio questo il dato più allarmante che conferisce all’attuale crisi della squadra di Paulo Sousa un tratto ancora più drammatico.
Il trend negativo era già in atto da tempo e la partita di oggi non ha fatto altro che confermarlo. Squadra completamente anonima, a tratti assente dal gioco, difficoltà enormi nel portare pericoli all’interno dell’area avversaria con la palla a terra, fatica immane in fase di impostazione senza parlare dell’attacco che, orfano dei gol di Kalinic, resta uno dei peggiori del campionato. La domanda, che suona quasi come una sentenza, è più che lecita, com’è possibile tutto questo? Come si spiega un’involuzione di queste dimensioni in un arco di tempo tutto sommato così limitato? La cosa più tragica è che, in fin dei conti, si rischia di non trovare una risposta.
Tuttavia il tempo degli alibi è ormai finito, nascondersi dietro ad un mercato pressoché inesistente, dietro il malcontento di Sousa e la voglia dei senatori di emigrare altrove non è più accettabile. Una consapevole presa di coscienza, un’assunzione di responsabilità guardandosi negli occhi all’interno dello spogliatoio sembra l’unica strada percorribile di fronte ad una squadra sterile ed incapace di ritrovarsi nell’anima, nel gioco ed in ultima istanza nei punti perché, volendo andare fino in fondo, la classifica, seppur con una gara da recuperare che comunque non era iniziata sotto i migliori auspici, delinea scenari alquanto inquietanti. In quella che sembra ormai una di quelle mezze stagioni, di quelle che purtroppo o per fortuna non esistono più, l’unica certezza è che dopo l’inverno torna sempre la primavera anche se, senza metterci del proprio, sembra alquanto proibitivo perché, si sa, leggi di natura e leggi del pallone non vanno sempre di pari passo.
Gianmarco Biagioni