Il direttore sportivo del Lecce Pantaleo Corvino ha parlato in conferenza stampa, ricordando anche la sua esperienza alla Fiorentina. Queste le sue parole registrate da Calcio Lecce
“Calabresi e tutti coloro che sono arrivati dopo il mio ritorno, sono stati coperti di critiche, magari di tifosi disfattisti, o che nella vita di professione fanno quelli che non gli va bene nulla e quelli che rosicano ma a questi non mi rivolgo, io parlo ai nostri tifosi, quelli della Curva, a tutti coloro che per 90 minuti incitano sempre la squadra. Questo mi è successo a Milano, Firenze, Bologna e Torino. Io sono tornato a Lecce in uno stadio senza rumore contro il Pordenone e dopo due anni ci sarà rumore, ci saranno 30.000 tifosi”.
“In due anni siamo riusciti a fare rumore e questi successi sono figli del percorso fatto in due anni, in cui sei è fatto un percorso importante. Quando sono arrivato sono stato accusato perché vendevo Petriccione e perché arrivavano sconosciuti. Lo scorso anno abbiamo ricominciato e sono tornate le polemiche per le cessioni di Vigorito, Meccariello e si diceva che rimanevano i così definiti raccomandati Gabriel, Lucioni e Coda e si diceva con questi giocatori dove andiamo. Siamo andati in Serie A, vendendo giocatori che oggi sono in C mentre noi siamo in Serie A, dove vogliamo dimostrare che possiamo starci con dei 2000 come Gallo e Gendrey che possono dimostrare. Su chi non abbiamo puntato è perché la sua storia dice che nella massima Serie A ha avuto difficoltà”.
“Non mi devo prendere i favori dei social, io non ho il partito dei social, così come a Firenze dove nella mia seconda esperienza ho fatto 59 punti e 58 in due anni. Nell’ultimo anno a Firenze avevo in attacco Muriel, Chiesa, Vlahovic e si parlava di Thereau perché non giocava. Io sono un uomo coerente, noi non possiamo permetterci di prendere giocatori con potenzialità che pensiamo possano essere espresse, oggi ci dobbiamo illudere e rischiare, è facile prendere il nome come si fa alla playstation, ma li non ci sono i soldi, qui si, noi oggi siamo gli ultimi di quelli che hanno i soldi”.