
Sofyan Amrabat è tornato ad essere un bel vedere, tipo quello che nel periodo metà agosto-metà novembre sovrastava e dominava gli avversari: dalle sue parti non ce n’è per nessuno e non passa nessuno. E per “sue parti” s’intende praticamente una fascia orizzontale di cinquanta metri che inizia poco fuori il limite delle due aree di rigore e va da una linea laterale all’altra. Lì dentro è terra di Amrabat. E non era affatto così scontato. Anzi. Tra Mondiale e dopo Mondiale sono successe un po’ di cose che hanno rischiato di rdimensionare il mediano dominante prima e di rovinare il rapporto con la Fiorentina e i tifosi viola poi. Il Mondiale, giocato ovviamente ad altissimi livelli, ha lasciato segni nelle gambe e nella testa, metaforici quanto si vuole ma ben evidenti nel rendimento del giocatore una volta rientrato a Firenze e una volta ripreso il posto da diga (archiviata per fortuna la questione regista, che non lo è e forse non lo sarà mai) nel centrocampo di Italiano. A inizio d’anno, ventisei minuti con il Monza, in panchina senza entrare con il Sassuolo, novanta con la Roma, cinquantaquattro con il Torino, altri novanta con la Lazio: la Fiorentina andava piano, Amrabat andava piano ma con spunti incoraggianti, quando quei segni hanno rischiato di trasformarsi in solchi non più ricomponibili.
Il Barcellona ha bussato alla porta del giocatore marocchino prospettandogli un futuro immediato in maglia blaugrana e facendo una proposta economica (prestito oneroso di pochissimi milioni e opzione di riscatto) irricevibile dalla Fiorentina per il cartellino: giorno 31 gennaio, ultimo del mercato invernale. No del club viola a quelle condizioni e in quei tempi, “bizza” di Amrabat con conseguente esclusione dai convocati per il quarto di finale contro il Torino del giorno seguente, decisa da Italiano in accordo con la società. Ed ecco servito lo strappo. Subito ricucito, perché intelligentemente Amrabat è sceso a più miti consigli, ha accantonato l’idea Barcellona e chiesto scusa a squadra e dirigenti. I tifosi non l’hanno presa benissimo (eufemismo), chiaramente, ma il nuovo-vecchio Sofyan che con il suo numero 34 sulle spalle trita tutto e tutti fa dimenticare il resto. Tornerà quel resto in estate? Possibile. Ma intanto Commisso proverà la strada del prolungamento del contratto (scadenza 2024 con rinnovo automatico di un anno in mano del club) fino al 2027, se non 2028, per fare di Amrabat il punto di riferimento della Fiorentina per molti anni. Lo scrive il Corriere dello Sport.
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