“Caro Federico Chiesa – si legge oggi tra le pagine di SportWeek – , con questa mia voglio augurarle buon vento per la nuova avventura che parte oggi da Crotone. Non si tratta banalmente del probabile esordio da juventino, oggi per lei inizia qualcosa di più solenne: la stagione della maturità. Oggi lei timbra il primo cartellino, affronta il primo giorno di lavoro, il ciclo degli studi e gli anni spensierati della giovinezza sono definitivamente alle spalle.
Le bastava giocare bene una partita su cinque, poteva permettersi di sbagliare quattro gol prima di farne uno, più semplicemente le bastava essere giovane e predestinato per godere delle coccole di Firenze, per essere il putto più amato della città, come tanti altri che l’hanno preceduta, alcuni finiti alla Juve. Se un Gasperini osava darle consigli di crescita, il popolo scendeva in piazza con i forconi in sua difesa. Il vecchio Ribéry l’accompagnava in porta, come in occasione del suo ultimo gol viola, a San Siro; come un nonno buono accompagna il nipotino al cancello della scuola.
Avrebbe potuto restare ancora un po’ in questo mondo amico, per migliorarsi e irrobustirsi le ossa, ma lei mordeva il freno, ormai avvertiva la dimensione fiorentina come una gabbia troppo stretta e ha fatto di tutto per venirne fuori. Il c.t. Mancini le ripeteva: «Gioca con il sorriso, Federico. Divertiti, ama la tua maglia e non dimenticare che fai un lavoro da privilegiato». Ma, niente, lei, con il broncio, ha voluto diventare grande subito, anche a costo di deludere il popolo che un tempo la coccolava e la difendeva con i forconi e oggi la considera un fuggiasco ingrato.
È la vita. Si cresce anche attraverso strappi dolorosi. Anche con chi ci ha messo al mondo. Da oggi, lo sa, non le basterà più giocare bene una partita su cinque; alla Juve non potrà sbagliare un gol come quello di Danzica; Cristiano Ronaldo non la accompagnerà in gol come il buon Ribéry, ma pretenderà di essere scortato in porta ad ogni cross; non le basterà essere un giovane predestinato per evitare i fischi caduti sul suo amico Federico Bernardeschi. Da oggi lei entra nella terra adulta delle responsabilità: avrà ciò che si merita. Parte da Crotone, terra del grande filosofo Pitagora che, tra i tanti precetti, ne ha uno buono per lei: “Non mangiarti il cuore”. Cioè, non farti logorare da ansie e tormenti. Questo le auguro, caro Federico, prima ancora di coppe e scudetti: la serenità per correre e giocare sempre con il sorriso, dando il giusto peso a trionfi e fallimenti”.
Commisso: “Chiesa l’ho trattato come un figlio, lui non si é comportato bene. Chiudiamola qua”