Caro Paulo,
A dispetto di quello che qualcuno ha voluto raccontare il feeling con il mondo viola con te c’è stato fin da subito. Non c’è cosa più bella per un tifoso di qualsiasi squadra di calcio nel sentire il proprio allenatore che dichiara “Obiettivo? Vincere sempre, tutte le partite in tutte le competizioni”
Bello sincero e con mentalità vincente.
Come ne avevamo visti pochi qui sotto il Duomo a Firenze. Allenatori bravi ne abbiamo avuti, ma erano tutti un pelo meno convinti e non si esponevano molto con le dichiarazioni. Soprattutto all’inizio.
Tu sei arrivato così. Non si dovevano perdere nemmeno le amichevoli. Vinto contro Chelsea e Barcellona. Mica contro le ultime due d’Europa. Il primo periodo di campionato è stato delizioso, erano 16 anni che un tifoso della Fiorentina non era al primo posto in classifica. E lo siamo stati per un girone intero. Una goduria pazzesca. Eravamo in paradiso e volevamo restarci, un gioco solido e bello, una squadra compatta che vinceva in casa e in trasferta. Tutto meravigliosamente magico.


Poi si è rotto qualcosa. La sconfitta in casa contro la Lazio dove, dobbiamo ammetterlo, hai schierato una squadra al limite del ridicolo. Se avessimo portato a casa quella vittoria, ci saremmo laureati campioni d’inverno. Hai lasciato fuori quasi tutti i titolari e ci fu una pesante sconfitta.
Quella squadra era formidabile ma aveva un limite, era una squadra grandiosa negli undici titolari. Se solo andavi a togliere a quella squadra 2/3 interpreti il gioco e i risultati non erano più gli stessi.
Alla fine di quella partita ci fu una piccola contestazione al presidente Andrea Della Valle in tribuna. La colpa che i tifosi davano alla proprietà è stata quella di non comprare subito rinforzi affinché quel sogno continuasse ad esistere. O almeno ci si provava. Male che sarebbe andata ci saremmo qualificati per la Champions League che sarebbe significato svolta economica. Quella contestazione non piacque molto ad Andrea Della Valle che se la prese tanto.

In quella sessione di mercato la società viola fece uno dei disastri più grandi degli ultimi anni, forse della storia. A quella fantastica Fiorentina mancava come il pane un difensore ed un trequartista. Come il pane. Arrivò Benalouane l’ultimo giorno di mercato e arrivarono Tello e Zarate (buoni calciatori si ma non era quello che serviva davvero) con la ciliegina finale di Tino Costa. Per il difensore zero convocazioni in prima squadra. Ma a far scandalo in quella sessione di mercato fu il mancato acquisto di Mammana, difensore del River Plate (ora al Lione) sfumato per questione di orgoglio da parte di Cognigni e Della Valle. Infatti il River alzò all’atto delle firme il costo del cartellino di 1 milione di euro. La società ne fece una questione di principio e tutto svanì clamorosamente con la difesa di Paulo Sousa che rimase praticamente sguarnita e ridotta a Gonzalo e Astori come centrali.

In quel momento hai dato le dimissioni. Quel mercato era stato troppo fallimentare per continuare a credere nella società che aveva promesso a tutti “Non ci faremo trovare impreparati sul mercato, rinforzeremo la squadra”
Fino a questo momento caro Paulo, sei stato il più bravo di tutti. Eri l’idolo di tutto il mondo dei tifosi della Fiorentina.
Poi le tue dimissioni non sono state accettate e hai iniziato una guerra con la società. Da qui hai iniziato a perdere.
Hai iniziato a perdere perché con questa guerra ha iniziato a perdere la Fiorentina. In un anno e mezzo hai detto frasi che non avresti dovuto dire in pubblico (“Bernardeschi se ha ambizione deve andare via da questo club per squadre più importanti”). Insomma hai trasferito in sala stampa, nello spogliatoio e sul campo la tua guerra alla proprietà. Avresti dovuto farlo in sede guardando in faccia Cognigni e Della Valle. Non davanti a tifosi e giornalisti. Saresti dovuto andare via sbattendo la porta perché solo in questo modo avresti avuto ragione.
Ma adesso no, non più come prima. La tua guerra costante con la società ha fatto una vittima. La Fiorentina. E questa stagione è stata assolutamente orribile, figlia di questo clima che questa tua giusta guerra ha creato.
Hai sbagliato a restare. Perché adesso dicono che la colpa è tua. E forse hanno anche la loro parte di ragione perché quest’anno ci hai messo molto del tuo. Eri più impegnato a pensare a questa guerra che al campo.
Quando hai pensato al campo abbiamo battuto la Juventus praticamente non facendola giocare. Però noi ti dobbiamo ringraziare.
Ti diciamo grazie per Federico Chiesa, per Federico Bernardeschi, per Nikola Kalinic. Perché per sei mesi ci hai fatti vivere in paradiso.
Hai detto che noi non ti dimenticaremo, e su questo hai ragione. Perché nel bene e nel male Paulo Sousa sarà ricordato molto a lungo.
A te, Paulo Sousa. Portoghese dal cuore duro.
Flavio Ognissanti