Barone, in questa delicatissima fase in cui la Serie A è chiamata a guidare la “resistenza” sportiva alle ricadute economiche e finanziarie della pandemia, ha assunto all’interno della Lega l’iniziativa di promuovere il comitato “stadi”.Un gruppo che ha il compito di suggerire le modifiche necessarie a migliorare la legge sugli stadi. Una disciplina che avrebbe dovuto facilitare l’iter di autorizzazione per la costruzione e/o ristrutturazione di nuovi impianti.
Un mega-investimento sullo stadio invece, per ora non ci sarà. La Fiorentina infatti dopo aver dialogato a lungo con il Comune di Firenze non ha partecipato al bando per l’area Mercafir (avremmo dovuto fare un’asta contro noi stessi) scontrandosi con tutte quelle rigidità e sclerotizzazione burocratiche.
“Se non si fanno gli stadi per aumentare le entrare la Messa è finita”, chiarisce provocatoriamente Barone.
“Deve essere chiaro a tutti che questa è la partita decisiva. Serve progettualità e capire che gli stadi moderni oggi servono ai club ma anche a riqualificare quartieri o aree cittadine che altrimenti rischiano di essere abbandonate”.
Di vincoli storico-architettonici le città e con esse gli impianti possono ammalasi perire. “Pensi allo stato in cui versa oggi il Flaminio, è quello che potrebbe succedere al Franchi se noi andassimo a fare lo stadio altrove”.
La task force fortemente voluta, tra gli altri da Barone vuole aiutare a innalzare in modo graduale, come prescrive la UEFA gli standard di qualità delle strutture.
Lo riporta il Sole 24 ore.