Francesco Baiano, da ex bomber, che idea si è fatto di Cabral?«E’ un attaccante da area di rigore. E’ un centravanti che deve stare lì, in mezzo, vicino al portiere e che quando è chiamato a giocare fuori dall’area fa fatica. Soffre».Già. E per il momento rimane a guardare: perché?«Io un’idea ce l’ho».Ovvero?«La Fiorentina a gennaio ha preso due punte molto simili. Tatticamente anche Piatek è un centravanti d’area, uno che, come Cabral, è poco utile al gioco di squadra, che non fa sponde o che fa salire la squadra. La differenza è che Piatek sta meglio del brasiliano e quindi gioca lui. Inevitabile».Ok, ma è su Cabral che la società ha puntato anche in prospettiva e adesso che fa? Non sfrutta il maxi-investimento?«Il brasiliano ha un fisico importante e avrebbe bisogno di giocare il più possibile. Uno con la sua stazza non può fare bene se gli lasci solo 10 minuti a gara».
E’ un messaggio a Italiano?«No, perché l’allenatore sta facendo quello che farebbe chiunque sia su una panchina e ha bisogno di portare a casa punti. Traduzione: Piatek segna e togliere uno che fa gol è contronatura».Quindi come risolviamo il dilemma Cabral?«Come succede in ogni squadra dove ci sono due buoni attaccanti. E’ scontato che la casacca definitiva non ce l’ha nessuno. E aggiungo: la volta che Cabral entra segna un gol e magari ne fa un altro la settimana successiva, vedrete che Italiano non ci penserà un secondo a puntare su di lui e preferirlo a Piatek».
Dopo il gol al Sassuolo, le cose non sono andate così, non crede?«Primo. La rete di Cabral in quella partita ha fatto capire che lui è un attaccante di razza. Entrare e segnare per uno appena arrivato in Italia e con una fisico come il suo è un segnale da non trascurare. Segnale positivo…».Poi però…«Poi Italiano ha visto che evidentemente il giocatore ha ancora bisogno di lavorare e adesso si aspetta da lui il guizzo giusto per sfruttare le sue qualità».
Baiano, in questo caso da allenatore più che da ex attaccante: il passo da Vlahovic a Cabral è difficile da digerire, è d’accordo?«La domanda mi permette di sottolinerare una cosa a cui tengo molto».Quale?«Se vi ricordate il primo Vlahovic, anche lui centravanti da area di rigore, soffriva moltissimo ogni volta che era costretto a partecipare alla manovra o a partire da lontano. Ecco, questo sta accadendo anche a Cabral, poi vedrete… vedrete».La caratteristica che potrebbe fare del brasiliano un bomber viola di primo piano?«Ha un istinto importante nel colpo di testa. Cerca i palloni e li gira bene. Una gran dote». Lo scrive La Nazione.
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